Volontà - anno XIX- n.4 - aprile 1966

sonaggi. La derivazione è, insomma, un cattivo frutto di tale eristica dei Sofi– sti in genere, cattivo irutto che ebbe le sue tristi ripercussioni nell'etica e nella politica. InfaLti, se è giusto non conh!– stare il dovuto apprezzamento all'inse– gnarn~nto sofistico, particolarmente per quanto si riferisce all'apporto dato al– l'epistemologia, si deve pure riconosce– re che le risultanze di questo filosofare in materia morale furono quanto di pili nocivo fosse possibile per l'umanità d'al lora e p~r quella d'ora. Ben si capisce come Protagora anch!! in quel tempo in cui visse suscitas'ic scandalo per la sua promessa di rendere più forti le cause più deboli (tòn hétto logon kreitto poiein): che si provass:! ~nche allora orrore per quanto Platone mise in bocca ad un Trasimaco, ad un Polo e ad un certo Callicle (che non si sa neppure se sia esistito), e cioè che il diritto naturale è unicamente il diritto del più forte, come pure che tutte le leggi positive sono istituzioni arbitrarie poste dai potenti per il loro personale interesse. Si saranno chiesti allora, co– me dovremmo chiederci pure oggi, se questo deplorevole stato di cose non sia nell'immaginazione dei pessimisti, figli dell'eristica sofistica e non sfidi storicamente nell'ordine dei fatti, la condanna socratico-platonica, ma è qui che casca l'asino per il relativismo sto_ rico, ch'è purtroppo, all'ordine del gior– no. E' appunto contro la giustificazione storica di tutto questo che ci sentiamo d'insorgere: il dire che il più delle volte i potenti sulla terra opprimono i deboli con leggi ed istituzioni arbitrarie, è sen– za dubbio affermare una triste realtà, ma col voier giustificare questa realtà p~r il gusto di porre assiomaticamente che la verità è figlia del tempo (veritas fl1ia lemporis) si confonde la sostanza con !'accidente. Effettivamente - e nessuno dovrebbe disconoscei-lo - il di– re che la verità affermata oggi può es– sere falsità domani, eppure, viceversa, che la falsità d'oggi può diventare veri– tà domani, significa nè più nè meno che capovolgere tutti i valori morali, ch'è quanto dire far torto alla coscienza, an– zi. per usare dei termini più espressivi, metterla sotto i piedi. Le funeste conse– gu'.!nze di tutro questo non sono calco. labili. La verità è sostanzialmente al disopra dello spazio e del tempo: ·eter– n:-., in una parola. ln fatto di religione è noto quale fos– se il pensiero protagoreo, Scrisse infat– ti Protagora: intorno agli Dei non po– trei affermare che nè siano nè che non siano, nè quale forma abbiano, detto che potrebbe essere favorevolmente ac– colto se non fosse posi!ivamente incon– trastabile che l'esp.;rienza sensibile non esaurisce affatto !"estensione spirituale della coscienza um:lna. Non c'è soltan– to l'ordine sensibile a cui dobbiamo guarcl..ire ! Meno male che Protae:ora volle rimanere, e rimase infatti, su ~ue– sta posizione d'agnosticismo nei rig:uar_ di degli Dei. Nel Sisifo di Crizia si leg– ge, per esempio, ben altro: Che cos'è infatti la fede negli Dei se non un'inven– zione: d'un politico astuto, che intese in tal modo deviare gli uomini dal fare il male ad educarli .:11l'obbedienza delle leggi? Come- si vede, c'è qui un fine buo– no con un !1·.:1ttoiniziale antifilosofico. C'è ora da chiedersi in che cosa più precisamente la sofistica moderna si differenzi da quella antica, oppure in quali punti e in quali circostanze si av_ vicini. Va qui tenuto presente che nulla scompare definitivamente dall 'esse.re e 245

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