Volontà - anno XIX- n.4 - aprile 1966

E.: - Non è molto bello che io parli solo alla fine della riunione, ma forse un parere in più non è inutile. Prcrcrisco però dire subito che quanto esporrò ri– sentirà fatalmente della mia impreparazione politica, della mia riluttanza - spesso comune in una donna - a leggere attentamente i giornali e a prendere sul scrio l'attività politictl, nazionale e mondiale. Sono senz'altro inadalla a pun– tualizzare a ragion veduta le cause politiche e sociali che hanno contribuito a 1·idurre il movimento m1~rchico n.::;,;ion.ilc e mondiale al suo stato attuale. Però non posso fa1·c a meno cli sen1irmi d'accordo con A. e B., quando affermano che il movimento è morto. E' morto bcnchl'. i giornali continuino a u-:,ci1·c, -:,iparli di azione, si promuovano convegni e congressi. I compagni si riuniscono in una sede, discutono, o meglio litigano; fanno proposte che poi gencralmcnle muoiono all'.itto della nascita, schiantate dalla discordia, dai per– sonalismi, dalle accuse vicendevoli e anche, bisogna dirlo, da una fondamentale leggerezza. Le varie correnti ideologiche esistenti ne\ movimento - che del re– sto non sono la caratteristica del mo\limento attuale, perchè così è sempre sta• to, bcnchè in misura e in situaz.ioni dive1·se ·- non bast:i.no a giustificare la siluaLione attuale. Ogni tendenza ha il suo lato positivo, e in molti casi contiene in sè la pos-:,ibilità di affratellarsi, magari in piccola misura, ad un'altra ten– denza. S(' il male ste!:se, in modo sostanziale, nell'esislenza di troppe correnti nel movimento an.irchico, io credo che malgrado questo vi sarebbe egualmente più vita, più coesione ccl azione. Ciò che è completami.!nte negativo senza scam– po, è il tipo di rapporto umano che lega i gruppi e i compagni fra di loro (o, per meglio dire, non li lega); sono negatiw la sfiducia, la critica faua con ~stre– nn leggerezza, spesso quando il criticc1to o i c,·iticati sono assenti o impossibi– litati a difendersi. In poche parole, ciò che ci manca è di essere migliori, uno per uno, in– dividualmente. Ci manca il ricordo continuo della nostra personalità manchevo– le, dei nostri difetti cli giudizio, di cultura, di tollernnza; ci manca l'impulso alla vera autocritica, ad un vero lavom da compiere su noi ~iessi. Fin che in un gruppo di persone lutto si svolge ad un pili che m~divcrc livello morale, non credo possa n~scerc qualcos:i di valido. Certo i compagni che hanno parlato prima hanno messo in evidenza mol– ti aspetti della situazione del movimento anarchico italiano e internazionale. Molte c.:1usc sono state chiarite. In ogni aspelto, in ogni causa, in ogni parere (che in qualche caso è loctevolmente animato dal desiderio di chiarezza e spre– giudicatezza) si trova una ragione che spiega il misero stato del movimento a– narchico, nei ropporti fra i vari compagni e nella sua assoluta .... mancanza di rapporti con il mondo circostante. A mc pare che su quello che resta del mo– vimento anarchico non si possa più lavorare. E questo è provato dal bisogno che sentono cerli gruppi giovanili di agire in modo del tulio autonomo; o dal fatto che l'accomunarsi di certi gru:,Jpi al movimento inizi la fine della loro vitalità. Gran parte delle istanze anarchiche, restano, è certo, perchè vi è io esse qualcosa di universalmente valido. Alcune di esse possono assere ancora vita- 222

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