Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

«questioni in attesa di conveniente risposta», ha dichiarato lo stesso pontefice nel discorso di chiusura del concilio. Non vi è stata nessuna condanna nessun anatema; anzi, per la prima volta nella storia della chiesa, nemmeno l'ateismo è stato anatemizzato. Ma anche questa specie di generosità verso il più naturale avversario, non è che una tra– sformazione della rigorosa strategia di un tempo; certo meno impietosa di al– lora, ma non per questo meno decisa di mantenere il potere sulle masse. Quello però che sembra più strano è che non è stata rinnovata la condanna del comu– nismo. Il vescovo di Segni, ad esempio, pur avendo presa l'iniziativa per la pre– sentazione dello scabroso «schema 13» in senso decisamente anticomunista, tut– tavia ha dichiarato: «Noi non chiediamo una nuova condanna del comunismo, ma un esplicito riferimento a quelle già esistenti•- Cioè, in parole povere, la vo– lontà piì.1 o meno occulta di non tagliare definitivamente i ponti con il più concreto dei nemici storici. Ma a proposito, e con ragioni abbastanza fondate, si può presumere che certi cospicui affari commerciali e industriali, conclusi e da concludere tra il mercato occidentale e quello di oltr;! cortina, abbiano avu– ta una pressione non solo casuale, ma pure più o meno apertamente determinata da sfere influenti. Quanto alle questioni prettamente teologiche non hanno avuto un grande strascico; e il perché lo si può facilmente comprendere in un'epoca in cui si è riusciti a mandar macchine fotografiche su Marte e sulla Luna. Il testo della « divina rivelazione,. tentava di conciliare le posizioni cattoliche ciel tutto tradi– zionaliste, con quelle protestanti, più aperte e meno dogmatiche. Ma poi si è fatto sl che il testo venisse semplicemente •registrato• dal concilio. Si è tacita– mente compreso che non valeva la pena - anzi che era del tutto inopportuno - discutere su temi che ormai non impressionano più nessuno. Un tempo, quan– do il resto del mondo dominato dalla Chiesa era quasi d:I tutto analfabeta, si– mili discussioni potevano anche stupefare, ora è ben altra cosa. Curiosa, incongruente e signiricativa è stata l'« assoluzione» clel popolo e– braico, sul quale, da duemila anni, gravava l'accusa di «deicidio•: « Se le auto– rità ebraiche coi propri seguaci si sono adoperale per la morte cli Cristo, tutta,. vb. quanto è slato commesso non può essere imputato indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi nè agli ebrei del nostro tempo•- Come si vede l'assoluzione non è complda; e d'altronde lapalissiana dal pun– to di viMa giuridico, in quanto è chiaro chz se il mio trisàvolo ha commesso un delitto, non devo certo pagarlo anch'io ... Ma si sono rivelati incongruenti anche verso !o stesso messianesimo di Cristo; poiché se la Chiesa sostiene che la sua croci(iss.ione ha • salvata l'umanità•, o da Barabba o da Pilato doveva in qual– che modo essere sacrificato. Ma cotesti sono lutti eventi sotto cauzione dal punto di vista delle possibili indagini storiche. Quello che invece ha molta più importanza - e che purtroppo principalmcnle ne ha avuta molta per gli ebrei - è che tale condanna ha influi– to materialmente e psicologicamente per lunghi secoli su tutto il popolo ebraico; e tutto questo non perché si abbia una particolare predilezione per tale popolo, 145

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