Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

zare individui di una società forte• mente repressa come quella europea nella quale, proprio in conseguenza dell'educazione autoritaria e repressi– va, l'aggressività, la competitività, il bisogno di dominare gli ailrj - insom• ma, la volontà di potenza - erano ar– tificiosamente esasperati, egli arbitra– riamente dedusse che la volontà di po– tenza era l'impulso fondamentale del– l'uomo in generale. Il fatto, segnalato da D<1!Molin, che questa volontà di potenza possa essere fortissima anche in uomini che hanno « piena soddisfa– zione sessuale» nulla toglie alla criti– ca ses!,:ualista dell'adlerismo, perchè questa « piena soddisfazione sessuale » è sempre relativa, nelle società repres– sive, alla struttura caratterialmente e sessualmente deformata creata dall'e– ducazione tradizionale. L'esempio clas– sico in tal senso è il sultano orienta– le, che aveva « piena soddisfazione ses– suale» e al tempo stesso era sangui– nario, tirannico, sfruttatore; ma la sua « piena soddisfazione sessuale » deri– v.:wa proprio dal fatto che egli stabi– liva anche con le donne un rapporto sadico di totale dominio, lo stesso rap– porto sadico che la sua sessualità de– formata applicava a modello di ogni rapporto interpersonale e sociale. L'e• ducazione rigidamente autoritaria e la rigoro.sa repressione sessuale cui egli era sottoposto fino alla maggiore età deformavano il suo sviluppo istintua– le ed emozionale appunto nel senso di fargli percepire come « piena sod– disfazione sessuale» solo un rapporto sado-masochislico e come « giusto rap– porto sociale » solo un rapporto au– toritario-g1·cgaristico. In tutto ciò, la quantità degli amplessi non aveva e 108 non ha la minima importanza: anche accoppiandosi tutti i giorni, e magari più volte al giorno, si può restare re– pressi, perversi, deviati in senso sadi– co sul piano sessuale e in senso auto– ritario sul piano sociale, Queste non sono altre teorie contrapposte a quel– le adJeriane, perchè, a differenza dalle adleriane, esse trovano conferma nel– le osservazioni antropologiche e socio– logiche. Gli individui dei popoli dove l'educazione sessualmente permissiva consente uno sviluppo della sessualità naturale si distinguono, per unanime testimonianza degli antropologi, per la loro mancanza di aggressività, di com– petitività, di ambizione, lllsornma di volontà di potenza. E ancora, quando scrive che « ses• sualità e intelligenza sembrano due funzioni inversamente proporzionali » e che l'equilibrio tra l'attività sessua– le e quella intellettuale « istintivo per le altre specie animali, l'uomo se lo deve ritrovare, piuttosto penosamente, per mezzo dell'intelligenza», Dal Mo– lin mi sembra di nuovo rivelare un persistente ancoramento a certi tipici pregiudizi tradizionali, secondo cui far l'amore nuocerebbe all'inteJligenza, il progresso dell'umanità sarebbe affida– to alla rinuncia sessuale, la salvezza dell'uomo è possibile solo se la carne è tenuta sotto il controllo dello spi– rito, e così via. Ora, proprio contro questi pregiudizi muove la critica ses– sualista, <limostrando (sempre sulla base di precise documentazioni antro– pologiche e storiche) come non solo, a parità di condizioni ambientali, la repressione sessuale non assicuri nes– sun vantaggio tecnologico e artistico alle società ove essa vige (famosi gli

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