Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966

La giustizia è pitì che lo stesso dio l'aristocrazia degli ordini operant Q UALSIASI attività rivela lo stato di tensione, di tendenza, di vocazione del sog– getto. Dal mercante che s'affretta a giungere al mercato, al religioso che pre– ga, dall'impiegato che pensa alla carriera, al poeta in altesa dcìl'ispirazione, tutto fa pensare a una indigenza dn sodisfare, a una prosaica poetica sacra o profana che sia, attesa che vuole finire. on è possibil~ che il soggetto si trovi in uno stato finale di riposo e completo appagamento, pcrchè è momenlanco per il sorgere im– mancabile di un'altra esigenza. La vita quindi è un'imposizione una dilatazione di bisogni, un crescendo di esigenze. Per dare al!rc ragioni, si può mcLLerc innanzi la storia come somma, conti– nuità di esigenze sociali: dalla secessione della plebe romana alla Grande Rivolu– zione, dalle proteste delle colonie inglesi nord-americane ai moti insurrezionali del– l'ftalia ottocentesca, da Spartaco a Brcsci. Volendo passare nel campo dell'atti– vità economica, sarebbe inutile ribadire il movente suo, il mille volte ripetuto bisogno. Questo è una forza naturale, irresistibile, è tutta la vita, la vita del corvo come quella dello spirito, la vita nella sua pienezza. Il bisogno è inteso pure come sodisfacimento delle esigenze della tavola e ciò non può essere considerato dal lctlOre un abbassare l'uomo all'animale, a meno che stia leggendo in questo momento un idealista povero o un povero asceta. Ci si rinfaccia di voler riabilitare fa carne e non lo spirito: si potrebbe accettare l'obiezione se gli obicuori fossero di coscienza e riabilitassero il contrario. L,, rivoluzione borghese aveva apparenze idealistiche tanto da esprimere, secondo Hcgel, lo spirito del mondo ma finì con la legge del mercato in cui voleva e tro– vava pure la mano d'opera; invece, dietro le apparenze materialistiche nostre s'in– travvede il dovere umano di realizzare il proprio dirillo, guerra morale e ideali– stica, la lotta per jJ diritto, «poesia del carattere». Ma la vita è un bisogno insoddisfatto. Il bisogno non si stagna, perchè a quel– la prima esigenza se ne aggiunge un'altra, una terza, e così via, fino a trovarci di fronte a un'esigenza continua incessante. L'esigenzn si raddoppia, continua se stessa in un'altra e in un'altra ancora ma non si esaurisce. Riprendendo gli stessi esempi noi vediamo il mistico che nella sua autosuggestione e nel suo monoidei– smo si consuma senza saziarsi nella contcmplazi"one dell'Assoluto; il poeta vede spuntare in sè incessantemente nuovi motivi poelici che richiedono la loro com– posizione. La storia imposta sempre nella sua posizione marginale nel suo continuo pre– sente un nuovo problema. Non si acquieta mai in un ultimo compito adempiuto; imposta nel suo corso eterno infiniti problemi che saranno risolti consecutiva- 7

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