Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966
L'individuo non vive per le leggi storiche e per il loro feticismo che era forse obbligatorio negli stadi primitivi dello sviluppo umano; il progresso sociale offre ogni giorno le possibilità di un'autodetermina– zione cosciente della personalità in questo stesso processo sociale. A misura del suo sviluppo, l'uomo comincia a forgiare egli stesso la sua «esistenza sociale». In definitiva. la teoria del materialismo economico s'è rivelata im– potente a risolve,re l'antinomia libertà-bisogno. Questa opposizione, di cui è ci rconfusa tutta la teoria, ha trovato un'eccellente formulazione nell'opera del professor Boulgakov, «La Fi– losofia dell'Economia►>, Egli scrive che il materialismo economico da un lato «è un determinismo sociologico radicale, il quale però conside– ra unicamente ed esclusivamente il prisma dei bisogni implacabili che ignorano l'individuo e lo riducono a zero» {«l'individuo è estraneo ad ogni mora/e,,). Da un altro Iato, il materialismo economico è <(nondi– meno un pragmatismo radicale, una filosofia d'azione», per cui «il mon– do è foggiabbile e non ha nulla di definitivamente ed irreversibilmente determinalo», <inellasua interpretazione sociologica, è interamente e– tico», cioè si rivolge all'uomo, alla sua volontà, alla sua libertà. E la formula stessa: «la libertà non è altro che la conoscenza dei bisogni» .... «è interamente pragmatica)), giacchè ((la conoscenza non è che un su– peramento ideale del cieco bisogno e, conseguentemente, della realtà)). Questi rilievi_possono essere condivisi da ogni critica senza partito preso, anche al di sopra delle considerazioni d'una piattaforma sociale e politica; essi scalzano le basi stesse della teoria nelle sue fondamen– tali contraddizioni. Per contro, gli argomenti con i quali si cerca abitualmente di di– fendere la teoria del materialismo economico nel1a sua formulazione originaria ci sembrano deboli e poco convincenti. Il professor Tougan– Baranovski così formula le argomentazioni più importanti: «l) - la necessità di un lavoro economico come base materiale di o– gni altra attività; 2) - la predominanza quantitativa del lavoro econo– mico nella totalità delle attività sociali; 3) - l'esistenza nel processo e– conomico di momenti materiali assai poco diversi che non dipendono dallo sviluppo sociale». Lo stesso autore rileva molto esattamente che, anche accettando la base di questi argomenti, si può constatare ((l'inevitabile diminuizione de/l'influenza predominante dell'economia a mano a mano che la sto– ria procede. Durante gli stadi più bassi della produllività del lavoro, lo sviluppo socinle è più strettamente dipendente dalle condizioni materia– liedella natura esteriore. Ma questo stesso sviluppo crea le condizioni per una relativa liberazione della società dal dominio del determinismo econondco ... l'esistenza sociale è Hon soltanto la causa m.a nello stesso tempo il prodotto della coscienza; e, quanto più la società marcia in a- 15
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