Volontà - anno XVIII - n.12 - dicembre 1965

U Tllant vuole la puce e no11 pensa alle n:1gioni della guerra, alle armi che hanno fatto fare la guerra e, tutlora, la guerriglia, Come Pio XII che era pazzo per la pace e permetteva poi ai ges11ili l(i vendita del mercurio dell'Amiata alle fabbriche di Hitler. LEONARDO EBOLI CARLO PISACANE E L'ANARCHIA A NCOR prima che Michele Bakunin si recasse in Italia e divulgasse il suo pensie– ro, Carlo Pisacane, arguto pensntorc e audace uomo d'azione, geuò in Italia il seme di quelle idee che formeranno il filone anarchico. $eppur le sue idee d'isolato pensatore non rispecchiano in modo completo l'idea anarchica, esse hanno un conte– nuto profondamente libcrlario; quindi non è assurdità porre un parallelo fra Pisa– cano e l'anarchismo. Inizialmente mazziniano, in seguito questo pensatore si distaccò dal teologismo politico dd genovese, improntando le sm: opere ad una sua particolare originalità. Pisacane perviene a dichiarare l':=guaglianza degli uomini con una constatazione puramente nalurale: la Natura ha • concesso agli uomini i medesimi organi, le mede– sime sensai.ioni, i medesimi bisogni, quimli sono uguali•,· e poichè posseggono la ca– pacità di provwderc alla propria esistenza, li ha fotti libc1·i e indipendenti. Ciò che limila la libertà e l'indipendenza dell'incli\'iduo, è iJ bisogno: quindi, con la cane.ella• zionc del bisogno, si giungerà inevi1abilmcn1e alla libertà. Per Pisacane qualsiasi rappono sociale 1endcnte a mutilare il binomio inscindibile libertà-indipendenza, non si è mai stabilito volontariamente, ma in1posto con la forza bruta. Da queste premesse Pisacane trac i suoi princìpi, che allro non sono che princìpi anarchici. I. - Ogni individuo ha dirillo di godere di tu/li i meu.i materiali tli cui dis!]011eta società, onde dar pieno svil11p1,oalle sue facoltà. fisiche e morali. 2. - Ga– ranzia ad ognuno della liberti! llSSOluta. 3.• lndipe11de11z.a sso/11111 di vii<I, ovvero comvlela proprietà del provrio essere, per cui: a) abolizione dello sfrutlame11to del– l'uomo sull'uomo; b) abolizione d'ogni co11tratto o,,e 11011 vi sia pieno conseuso delle parti comrattami; e) godimenro dei mezzi materiali i11dispe11sabilìal lavoro, con cm provvedersi alfa propria esiste,1za; d) il frullo del proprio lavoro sacro ed inviolabile. Allrcsì chiiu·e sono le sue vedute di carattere politico. La «sovranità» per Pisncnne è il • senso comune •• ossi::t quel giudizio che senza alcuna riflessione viene sentito da lullo un popolo; quindi delegare la sovranità è un assurdo, poichè equi\'arrebbe a dclc11:arcla propria sensibililà. La sovranità è di lutti e non può essere rappresen– tala. dai pochi. La lcwge naturale proibisce sia il comandare che l'ubbidire, ed ammet– te unicamente l'accettazione o il rifiuto volontari. • Uu popolo - dice testualmente Pisacane - che, per esislere viù facilmeute delega la propria sovra,iità, opera come uno che, per meglio correre, si lega gambe e braccia•· Quindi, per Pisacane, le gerar– chie e l'autorità \'anno necessariamente abolite. Al pari dell'individuo, anche il Co– mune deve essere libero e indipendente. f• Og11i Comune non può essere che una libera associazione di individui e la Nazione 1111a libera associazione di Comuni •J. ENZO LO SASSO 678

RkJQdWJsaXNoZXIy