Volontà - anno XVIII - n.12 - dicembre 1965
responsabilità della destra siorica e del– la sinistra trasformista, siamo a Crispi, un fascis1a a suo modo, ma indubbiamen. te un fascista. Si obietterà che andando indietro di venti anni in ,,enti anni, e palleggiando le responsabilità da una generazione al– l'altra, di colpa in colpa, di responsabi– lità in responsabilità, si può arrivare co– modamente ad Adamo e Eva. Ma noi non ,,ogliamo fare una cosa così insensata: non è mai detto quanti anni occorrono per misuiarc esattamente una situazione storica, ma è certo che è inutile andare all'indie1ro all'infinito. Ci dobbiamo dun– que formare in Qualche punto, per com– prendere il fascismo: ma ci dobbiamo ri– fare alla politica amara e delusi\!a del– la nostra classe dirigente e, senza trascu– rare la situazione europea degli ultimi cento anni, dobbiamo particolarmente sof– rermarci sulla cattiva democrazia che nac. quc in Italia, con lo stato unitario. E fa. cendo questo conto delle responsabilità di alcune generazioni, non si vogliono far pesare le scadenze. Che se così fosse, che cosa potremmo dire dei giovani del '58? cosa ne direbbe Preti? Per molti versi non si potrebbe riaffremare che ancor oggi, in alto e in basso, molto fascismo continua? L'aver limitato l'indagine sul fascismo e il ritenerlo oggi superato, costituisco– no forse un solo appunto, che mi sembra si J)OSSa fnre a questo libro che, d'altra parte, rimane utilmente letto da tutti co– loro che sono pensosi per questi proble– mi. U1ilmente letto, per un:l certa ,,ivacc e talvolta accorata ric\'ocazione di un pas. sato prossimo del nostro paese, e ancor più utilmente consullato, per la documentazio– ne portata in appendice che è molto intc. rcssante, tolti alcuni discorsi di Mussoli– ni troppo noti forse, per precisare l'attcg. giamento che il fascismo ha assunto sul problema razziale, proprio nei mesi di settembre c di ollobrc 1938, a due anni di distan;,..a dalla proclamazione dell'im– pero! ,J. li:KAFT Il Grande nisc1:110 (Ed. Opere Nuove, Romn, 1963, L. 700) Questo libro, nella tradu1ione di Fiam– metta Moroni, è stato pubblicato nel me– se di giugno del 1963, è stato quindi con– cepito, dall'autore, in una situazione po– litica nole\'Olmente di\·ersa da quella at– tuale, vorrei dire definitivamente lonta• na. E di questo si deve tenere conto in una recensione, che non sarà mai del tul– io inutile. Troppo facile sarebbe giudica– re il lavoro di J. Kraft oggi, in una pro– spettiva storica che, non soltanto non si è s,·olta nel senso sperato dall'autore, ma che l'ha interamente smentito. E noi non lo faremo nemmeno, mentre saremo an– cora di più impegnati nello sforto di comprendere a fondo quelle che poteva– no essere le sue valutazioni, sebbene non corrette e non esatte. Innanzi tutto, che cosa è il «Grande Disegno,., Thc Gran Design from Common Market to Atlantlc ParlncrschlJ)? 11 titolo inglese è appropriato e più ,,alido a far– celo intendere. Il Grande Disegno è la stretta collaborazione fra gli Stati Uniti e il Mercato Comune, o addirillura l'intesa Politica se non l'unificatione integrale dei loro ideali politici e dei loro in1ercssi e– conomici. Parlarne oggi, quando la Fran– cia sta mettendo in crisi lo steso Mercato Comune, è un discorso - cc lo concederà lo stesso Kraft - non serio. Ma nel 1962 c'erano le condizioni, più favorevoli, per questa «illusione»? E' chinro che non 731
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