Volontà - anno XVIII - n.12 - dicembre 1965

dei tanti amanti di Nanà, s'intende che la caduta e il ~uo fallimento non possono imprimere una svolta, non possono la– sciare impronta, ma soltanto una eco e un nebuloso discorrere sul suo finire. Tra la corsa e la rovina di Vandeuvres il rap– porto deve es,;ere, appunto per questo, oc– c:tsionale-, :iccidentale, perchè Zola ha vo– luto celebrare in questa scena il trionfo della celebre- Nanà: Nanà è al centro del– \1::ittenzione, Nanà che folleggia e si distrae che non si cura di Vandcuvrcs. La com– pletezza oggettiva, la descrizione, che si po:,;a dapertutto, trasporta con un colpo d'ab l'accidentale ad c~scnzìalc, l'episodico a organico: perchè e in quanto sono pur essi partecipi di quel:a piramide di lusso al ,•ertice della quale sta Nanà troppo in allo per scorgere e darsi pensiero del po– vero Vamleunes. Ben strana disgressionc nppare questa della descrizione della corsa dei cavalli, che sen·e a definire un altro tratto del personaggio Nanà: l'indifferen– za per la sorte- degli ,i.manti portati a ro– vina dalla ,,oracità delle sue carni, non già <kl gioco perverso della sua intelli– genza. La descrizione occupa gran parte del romanzo e i-itiene un posto molto importante all'interno di tu! ta la vasta o– pera zoliana. Essa non è un gioco virtuo– sistico, non riflette solamente una impres– sion.intc abilità tecnica, che traduce in– comparabilment~ sensazioni olfattive eco– loristiche; mediante essa Emile Zola de– finisce la natura del personaggio, lo sboz· za, lo sfascctta, mettendone in luce tutti gli rispetti: sì che alla fine noi si abbia non gli episodi di una vita, ma tutta la storia di quella vila. Cosi, rifacendosi ad altro passo de! romanzo, il Matthews (5): «Cc nersonm1gc dc Nanà entré pour la premiè- (5) J. H. MATTHEWS, Lcs Dcux Zola (Librai– ic Minarci, Paris, 1957. pag. 41). re fois rans le salon dc la contesse Muf– fat, s'intércsse tout de suite à una grande chaisc dc soie rouge, capitonnée, qu'il trou ve,. d'un ton bruta\, d'une fantaisie trou– blante ... On aurait <lit essai, le commen– ccmcnt d'un désir et d'une joujssance•. fl, 79) La plcinc signification de ce détail n'apparait qu 'au momcnt où la contesse a pris un amant: à ce moment-là, «on eO:t dit que la chaisc langue dc Sabine, ce siè– ge unique dc soie rouge, doni la mollesse autrefois détonnait, s'était multimpliée, élargic, jusqu'à cmplir l'hòtel entier, d'une volupteusc paresse, d'une jouissance ai– gue, qui brùlait avec la violence des feur t<'rdifs». (II, 178)». Il che comporta, con– tinua il critico citato, che l'ambiente serve d'imm.igine della vita intima dei perso– naggi. Bisogna, dunque, capire questo ca– rattere esplorativo del fatto descrittivo per cogliere, nella loro interezza, nella loro intima vita i protagonisti dell'arte zolia• na. Quando, al contrario, si fa leva sulla in terpretazione psicologica, sulla rilevazione di alcuni dati analitici, quando, con una scrollata di spalle e con un sorriso ironi– co, si destina alla ccstinatura la compo– nente descrittiva, pcrchè fronda, perchè cc!lula morta, pcrchè escogitazione teori– ca, tutto finisce col diventare incomprensL bile. I personaggi appaiono dei visivi, de– gli spettatori della loro stessa vita, e le pagine del romanzo potrebbero ridursi no– tevolmente. Togliamo e tagliamo colle for– bici dell'ipercritico del raptus lirico la in– criminata scena della corsa dei cavalli: do– po di ciò Nanà resta una puttana di lusso senza svolgimento, chiusa in un sentimen– to, la voglia di darsi, sempre uguale a se stessa; Vandeuvres e la sua caduta reste– rebbero indefiniti, sfumati, privi di logica e di poesia. Ma l'indugio dello Zola sul– la corsa, sul bel mondo, che vi fa corona, sui pettegolezzi, sulla forsennata scommes. 721

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