Volontà - anno XVIII - n.12 - dicembre 1965
6 L'intento di un campo di lavoro, (soprattutto in un paese !WXialista) è quello di avvicinare persone di opinioni e abitudini molto div!ò!rse, pro– venienti da ambienti dove i giudizi sull'altra parte sono normalmente negativi - appunto perchè lavorando vicini ouo ore al giorno, su un progetto di in– dubbia utilità economicQ-sociale, si finisca per parlare, per ascoltare con animo tranquillo il compagno che fo1icn di fianco a noi, per comprendere la sua po– sizione, prima di volergli far capire I~, nostra. Pcrchè dopo il lavoro si continui la discussione con altreuanta calma e sforzo d'obictlività; perchè si lavori in– sieme, o almeno si parli, con la popolazione del luogo, si veda ciò che questa gente (esecutori e dirigenti, (unzionari e apolitici) ha fatto e vuol fare, se ne ascoltino le lamentele, comprendendone le ragioni e i limiti; si faccia cono– scere loro, del nostro paese e del modo cli vita occidentale, ciò che la loro stampa tace o deforma; però senza b:1r :i.re, facendone una descrizione idillica o attenuandone i difetti. Ebbene, gli unici volontari del Servizio Civile, gli unici compagni di campo che non solo non hanno fatto alcuno sforzo per comportarsi come avrebbero dovuto, quasi fossero agenti provocatori del loro ggverno, sono stati due stu– denti della Germania Occidentale: simpatici personalmente, ma selezionati male per un incontro est-ovest. All'inizio del campo, quando fu issato lo stendarlo della Frcic Ocutschc Jugend sul luogo di lavoro, uno di essi andò a tirarlo giù; quando, dopo un paio di giorni, fu rimesso, scioperarono per un'intera mattina perchè e moralmente incapaci» di lavorare all'ombra di quell'emblema; l'altro si rifiutò di partecipare alla gita a Berlino, per non riconoscere implicitamente questa cinà come capitale della DDR, p:.:r non accettare, da una organiu.azione comunista, qualcosa che non fosse la controparte di un lavoro compiuto (ma venne a Magdeburgo, perchè aveva un amico personale da vedere); nel corso della cerimonia conclusiva del nostro ~oggiorno (che voleva porre fine, con un poco di solennità e di festa, al nostro e ai precedenti campi di lavoro) ri– fiutarono il distintivo della FDJ e una specie di benservito, per non sporcarsi la coscienza; per tutta la durala del c~unpo si lamentarono di provocazioni, nei lo– ro riguardi, del tutlo inesistenti; prot..::starono, cattivamente, contro gli articoli sul SCJ, comparsi nella stamp::. locale; e si rifiutarono di fare o di accettare q11rsto o quello, invocando la scusa: e Ma cosa diremo ai nostri professori e ai nostri compagni, quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto nella Germania comunista?». In realtà le loro proteste, il sentirsi troppo spesso dileggiati od offesi, era il parto della loro fantasia poli1icamen1c maiala, della psicosi anti-DDR nella quale sono stali educati, dalla quale non possono e non vogliono liberarsi. La bandiera c'è in tutti i campi organizzati da associazioni giovanili socialiste e nel nostro era appesa anche al balcone dell'cdifìcio dove eravamo alloggiati: perchè quindi la rifiutassero in un posto, acccttandob in un altro, non si è mai capito. La mania del distintivo è altrettanto diffusa: cc ne sono di tutte le raz– ze, dimensioni, materie; si prendono per far contenti i donatori, si regalano al 693
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