Volontà - anno XVIII - n.12 - dicembre 1965
E una folta schiera di sedicenti scienziati ci dà a credere di essere occupatis~ sima e preoccupatissima per scoprire e risolvere i problemi dei fanciulli, de– gli adolescenti, dei giovani. Per questo scopo si aprono inchieste, si riuniscono congressi, si cura lo scambio di idee e di progetti, si pubblicano intere bibliote– che di libri più o meno attendibili e... sensati. Ma intorno a questo problema gravissimo, e ai complessi o traumi psichici (per usare parole divenute di mo– da), che ne derivano, intorno al danno che può essere arrecato alla formazione della personalità, vi è un'assoluta congiura di silenzio, che non ha mai permesso neppure di sfiorarlo. Tutti, nonostante la vantata sapienza, lo ignorano. Si potrà obicuarc che il problema riguarda solo una minoranza; ma vi sono problemi che riguardano minoranze ancor più esigue, isolati casi patologici, che sono tuttavia motivo di più o meno utili discussioni e magari occupano riviste e volumi. Inoltre la chiesa, approfiuando degli eccezionali mezzi di cui dispone, non– chè dell'insipienza e dell'inerzia dello Stato in questo campo, dirige quasi tutta l'assistenza sociale, per cui ammalati, vecchi, invalidi, disgraziati vengono quasi sempre, a trovarsi alla mercè di istituzioni clericali, e debbono sopportarne tutti gli inconvenienti. La stampa ufficiale appartiene al mondo clericale od è tenuta in tale soggezione da sentirsi costretta alla «neutralità» (disarmata, s'intende), per non incorrere nel pericolo di perdere terreno o di morire d'inedia, così che o approva, o passa sotto silenzio, o si limita a critiche del tutto marginali rivolte a qualche fallo solo contingente. Appunto a questo proposito, già qu3si un secolo fa, il filosofo Gio. Ma. Ber• tini, nell'ultimo suo volume «Vaticano e Stato» (Napoli 1877), che rappresenta in certo qual modo il suo testamento spirituale elaborato dopo il lungo trava– glio di una tormentata interiorità. metteva in evidenza che fra le tante religioni ve n'ha una, la chiesa cattolica, la qu.:\le si propone come l'unica vera, l'unica via di salute, e minaccia pene eterne a chi ricusa d'entrare nel suo grembo. Così la libertà di discussione e di stampa deve necessariamente considerarsi da quella chiesa come un male» (pag. 84). E argutamente concludeva il Bertini «la formula libera chiesa in libero Stato si riduce a «servo Stato in libera Chie– sa», giacchè «la chiesa ha tanto filo da tesserne il lenzuolo funebre in cui invi– lnppare il libero Stato» (pag. 88). Tessitura questa eh•:::,in Italia, si svolge, di giorno in giorno, sotto i nostri occhi. In tema di libertà, la Chiesa non riconosce che Ja sua: quella degli alLri è la libertà dell'errore. Ed è opportuno rHevare come, fin d'allora, il Bertini avesse tentato di mettere gli italiani in guardia contro questo pericolo: •il fine della chiesa educante ed insegn::rnte, non potrebbe essere altro che di propagare le sue dottrine religiose, mor~lli, politiche, e di educare i giovani all'odio di quella libertà e di quegli ordini politici che essa considera come pericolosissimi alla fede e•agli interessi della gerarchia» (pag. 84). Purtroppo tale allarme cadde nel vuoto, ed ora, a distanza di tanto tempo, dobbiamo pur ammettere che era ben fondato! Vi è di più. Mentre tutte le leve della vita pubblica, ad una ad una, finiscono 682
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