Volontà - anno XVIII - n.8-9 - agosto-settembre 1965

DA PROUDHON A BAKUNIN [ N QUESTO BfENNlO - 1964-1965 - viene ricordato il 1500 anniversario della na~cita di Bakunin (nato 1'8 maggio 1864), nonchè il centenario del– la monc di Proudhon (morto il 19 gennaio 1865). Anche noi vogliamo ricordare questi due grandi pensatori, filosofi, sociologi, uomini di studio e di azione sotto. lir.eando quanto li unisce come pen!>icro e come ideale. Proudhon, sin dal giugno 1840 fa presente, nel sue· librn Qu'est-cc que la Propriété?, la sua professione di fede in un dialogo insolito, in cui, ricus,indo tut. te le diverse forme di governo - repubblicano, democratico, costituzionale, rno– narèhico, aristocratico, misto- ne esalta uno. Alla domanda: Qu'Ctcs-vous clone? egli infatti risponcte: Je suJs anarchiste. Ecco Proudhon. Non vogliamo davvero, dopo tanti ,:dlri e migliori di noi, dE'scriverc nuovamente la sua vila e parlare ddla sua opera. Pcrchè analizzare i suoi seriai? E.,;si sono là. Chi voglia conoscerli, non h:i che dl.!dicarsi a studiarne il pensiero. D'acccrdo. ma che cosa sceglier<! in un'opera così vasta? Quali cici suoi libn meritano un interesse :1iù particomrè che cor.,-enta di cogliere tutto il suo pen– .siero? La scdta potrebhe c<;Scre arbitn:ria. cil1è incompl'.!t.:l, e 1ale, non ~olo cb limitare così b conoscenza dei suoi scritti, nw produrre anche confusione a de– trimento d'un concreto profitto. Tull<1.via, anche soffermandosi su qualcuna ddle su~ opere ~ come ad esem– pio: Qu'est-ce que la Propriété?; Philosophic dc la Misèrc; La Justice dans la Ré– volutiun et dans l'Egllse; De la création de l'ordre dans l'Humanité, oltre alle sue Lett~rC' - Sl.lflO~cnvinto eh.e il letto,·e 1·esterà soddisfatto e coglierà l'esf.enziale del pensiero proudhvniano. Ed è quanto importa. Innam:i tutto, bisogna sapere che Proudhon era «popolo». Il popolo del Javo– ro, per lui, era quello dei bott.:i.i, dei t.:i.glialcgna, dei vignaioli e dei birrai, tutti rudi lavoratori senza vincoli però col proletarbto o la plebe, nomi questi, in ef– fetti, che non hanno alcun senso per un contadino come lui che nclc.que e visse in un sobborgo di Besançon. L'espressione «popolo» prese, per lui, questo bel significato: ~sono nobila!», cioè libe.-o per via dei miei antenati dalle improbe fa– tiche aflìdatt: ai cafoni del passato. In De la justice dans la Révolution et dans l'Eg'lise si trovano molte belle pagine che es~ilt,mo le vicende di quegli «antenati» e che denunciano i traditori e gli sfrullatori, questi tartufi che governano !a società. lnoltn.!, Proudhon non spinge l'uomo sui sentieri della violenza, ma, .:i.I con– tnirio, in lui si trova sempre lo scrittore che canta I? vita universale alla luce di un teismo che la iliustra a meraviglia. Tutu,via, egli dichiara una spietata guerra a Dio. per come si può rilevare dalla seguente frase, divenuta celebre. Dieu c'est le mal. Anche della proprietà, scrisse laconicarr;enle: La propriélé c'est le voi. Coloro che parlano <li Proudhon, ntengono di aver detto tu!IO citando i dct– li due paradossi e, senza spingere pili avanti la loro an.;lisi, finiscono col rigct- 459

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