Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

come persone e tnlm.::nte vasta da com;entire una effettiva vita economica - e questo è un problem.t :ti quale è stc.to finora dedicato po~o sforzo). lo riten– go che la manifestazione di una ist.!nza consapevole di questo genere rive– ler·ebbc, con la repressione con cui sarebbe accolta dal regime, la mancanza cli lib~rta in Cuba nel senso in cui le 1radizioni antiat.itorita.-ic, libertarie, socialiste cd anarchiche hanno in!cso la libertà. E' errato chiamare totalitario lo Stato cubano a meno che non si vo– ~lia applicare lo stesso termine allo Stato americ;no; dato il rappo1·to pe– culiare esistente fra il gruppo gov~rmmtc e la massa del popolo, può essere adoperata J'esp1·cssione « Dittaturn Comunista», ma in un senso diverso da quello usato per l'Europa Orientale; il popolo non geme sotto un giogo, a meno che ciò non si,l nel s..:nso in cui gli Americani potrebbero dirsi g~ menti in silenLio sotto un giogo di cui non si rendono conto (ma che dovreb– bero conoscere). Non sono sicuro che l'indipendenza di Cuba sia al ,·iparo da un grave peggioramento della sua posizione sul rn::rcato mondiale, ma è pos– sibile che la peggiore crisi della sua indipendenza sm stata superata e il con– cetto di Cuba come« satellite rosso» è naturalmente una invenzione americana. Ma mentre si può vedere oltre le bugie da cui siamo lcucrnlmente inondati, noi dobbiamo guardarci dal perdere la nostra capacità di riconoscei-e il potere c::ntrnlizzato incorporante l'ldca-Statale, anch~ se il Potere e l'Idea si presen– tano in guisè pèculia1·i. La vita cubana è certamente assai migliore di quel ch'era sotto Batista; questi confronti sono per me difficili da farsi e alla fine dei conti sono vani, ma non sorprenderebbe se, a prova fatta, la vita contemporanea· in Cuba fosse migliore della nostra; cosa cena è che i Cubcmi non debbono por– tare la responsabilità cli tutta una storia di depredazioni, del razzismo e della pretzsa dominazione mondiale. Ma fmo a quando durerebbe codesta Rivolu– zione se l'idea del nazionalismo non fosse presente? Un Jdcalista•Statale ame• ricano non ha il diritto di fare questa domanda, ma essa dovrebbe far pcn• sare a chiunque aspiri ad una vita di pdCC, di libertà, di giustizia e di fratellan– za che sono le aspirazioni di sei secoli di lotte nel mondo Occidentale. Qu.mto a Cuba sia in bene che in male, ognuno di noi può fare ben poco o niente. 1 Cubani' si ascolteranno l'un l'altro, e forse è giusto che sia così. (Prendo come certo che ognuno di noi farà tutto ciò che sta in noi per trat– tenere il governo americano dal restaurare il suo dominio: ma questa è cosa negativa). Noi abbiamo i nostri problzmi, tuttavia, per formare il nostro mo– dello e la nostra politica ed il nostro concetto della politica, ed in questo, per concludere l'argomento, noi dobbiamo guardare oltre ciò che Cuba può mo– strarci e oltre ciò che l'America può mostrarci (vi sono infatti delle cose che l'America può mostrarci). Non mi illudo e non voglio illudere altri, che riusci– remo presto e con facilità a creare un mondo di giustizia, di eguaglianza, di fratellanza e di libertà (per quanto io sia convinto che qualunque altra via è non soltanto peggiore, ma anche un modo più difficile di vita). Ma non vi riusciremo mai se noi stessi non sappiamo che cosa è quel mondo, e che cosa e!-igc da noi, e fino a quando non incominceremo ad insistere per arrivarvi. OAV!D T. WIECK 400

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