Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

capitalismo ha valllato la socialità delle trasformazioni da esso ope– rate con la sua volontà di potere e di espansione; oggi ci si mette a11che la sinistra a decantarne le virtù rinnovatrici gabellandole addi– rittura per socialismo; tanto di guadagnato per la stabilità dei suoi si•aemi, 111aniente di nuovo sollo il sole. Di nuovo c'è l'assoluta mancanza di una opposizione proletaria. Oggi in Italia c'è una programnwzin11e capitalista di caraltere nazio· 11nle, w1 assalto padronale contro le già precarie condizioui dei lavo– ratori, ma non c'è alcuna risposta rivendicativa di caraltere generale che possa arginare questo assalto. Una massa proletaria attiva e tem– prata da esperienze di lotta sociale anzicliè di esperienze di lotta e/et• forale, saprebbe be11 trovare una risposta adeguata, per esempio la _oiùsemplice che oppone ai licenziamenti l'orario ridotto a parità di salario. Quello che si è coucesso parzialmente secondo esigenze pro– duttive sia applicato integralmente per 11ecessirà sociale. Una simile rive11dicazin11edi genuina difesa sociale che dimostre– rebbe la oresenza ef/e1ti11a e non sol1anto formale del proletariato, snlleverebbe un e11orn•e scaudalo in tutta la classe politica. Sarebbe considPrata un attentmo alla sicurezza nazionale, una. incosciente 1JrO– vocazio11e destinata a far crollare vasti settori produttivi con effetti rovinosi anche per la classe operaia il cui benessere si vuole legato agli andazzi della produzione capitalista. E perchè mai si ammettono gli stimoli di ,ma concorreuza senza esclusione di colpi e si temono quelli delle rivendicazioni operaie? Gli storici più nbiettivi del capiwlismo lwn sempre ravvisato nelle riven– dicazioni operaie senza preoccupazioui produttivistiche una causa noll secondaria del progresso tecnico. E poi i livelli salariali in /1alia sono ancora fra i più bassi d'Europa e non è detto che i nos1ri capitalisti 11011 siano in grado di sopportarne 11110 generale rivalutazione. Altri sarebbero i motivi dello scandalo; sarebbe l'abitudine ai facili guada– gni, agli e,10r111i sperperi, ai profitti iperbolici a cui si è assuefatta la nostra borghesia e che si vedrebbero intacctlli da uno spregiudicato rivendicazionisn10 operaio. E se il capitalismo italiano entrasse in. crisi per ww rivendi– cazione di cara1tere sociale, si porrebbe allora l'alternativa della gestio– ne diretta dei lavoratori e dell'a11togoverno del popolo. Lo. legge del pro/ilio 11011 è l'ultima parola della civiltà e l'avvenire della società umana dovrà pure un giorno varcare il « rubicone » dei privilegi e del– le diFisioni sociali. Vorremmo che la chiarificazione ideologica iniziata uei vertici politici si estendesse in questi termini nelle coscienze proletarie. ALBEKTO MORONI 259

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