Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

in nc~~un momento dèlla ~ua e~b,1enLa, :,e non in quella maniera. D'accordo con que:.1 0 po~1ub10, rwi l~r ti dello :.pii ito non esiste nulla di indifferente~ di in– c::rto o di p1..:c;1rio. Il fr1u101c ddb libc,tà in ~cn~o filo~ofico ~i trova in diflì– .:ollà pcr tro,arl.' un~1 ~oluLionc del p1oblema; e, per sostenere la sua tesi, è obbligato a negare la certezza tra l'cintecedente e la conscgu~nza. lnfatli, dove 1utto è co.stantc ed invariabile e dove gli ,ivvenimenti nascono conformemente :illc drcostanz.: da cui traggono origine, non c'è posto per la libertà. E' risaputo che, nei fatti dell'universo materiale, tutto si trova subordinato a questa necessità. Nella sfera della conoscenw umana, l'indagine tende più decisamente ad csclud.:re il caso, n misura che aumentano le nostre conoscen– ze. Vediamo ora quale è la prima che ha convinto i pensatori a questo riguar– do. L"unica bast:: solida delle loro conclusioni è stala l'esperienza. Ciò che ha indollo gli uomini a concepire l'universo governato da c.:rte leggi cd a formar– si l'idea della necessaria relazione tra determinati fotti, è stata la somiglianza osservata nell'ordine di successione. Se guardando due avvenimenti succedutisi l'uno all'altro, non avessimo avuto mai l'opportunità di osservare la ripetizione di questa particol,ire successione; se avessimo visto innumerevoli fatti in con– tinua progressione, senza un ordine apparente, in modo che la nostra osserva. zionc ci permettesse di prevedere, quando si fosse verificato uno di essi, che un altro fatto di una certa specie dovrà seguirgli, mai avremmo potuto conce-– pire l'esistenza cli una relazione nl;!cessaria, nè avere un'idea corrispondente al termine «causa». Di qui si deduce che tutto ciò che noi conosciamo dell'universo materiale, in breve, è una successione di fatti. Ciò suggerisce irresistibilmente alla nostra mente l'idea di una relazione astratta. Quando vediamo il sole sorgere invaria– bilmente al matlino e tramontare alla sera, avendo opporlunità di osservare questo fenom:;:no durante tutto il periodo della nostra esistenza, non possiamo fare a meno di concludere che esiste una certa causa la quale produce la re• golarità del fotto. Ma il principio o la virtù per cui un fatto si trova connesso ad un altro, restano fuori dalla portata dei nostri sensi. Facciamo un semplice esempio oi questa verità. Può supporsi che una per– sona la quale si dedichi ad analizzare e ad esaminare la polvere pirica preveda la possibilità che essa deflagri, senza av~r avuto prima una esperienza al riguar– do? Potrà .sapersi, pl"ima dell'esperienza, che una lastra di marmo, di superfici(;; liscia e polita, possa essere rotta facilmente stando in posizione verticale? 11 fe– nomeno più semplice e il fotto pili comune, originariamente, si trovano fuori dalla comprcn:-ione dell'inlelligenza umana. li grado di nebulosità che circonda questo problema è dovuto alle seguenti circostanze: ogni conosccr.za umana è il risultato della percezione. Non cono– sciamo nessuna maleria se non atlraverso l'esperienza. Se non si producessero effclli, non vi sarebbe scopo per la nostra intelligenza. Raccogliamo un nume– ro determinato di tali effetti e, stante Ja loro comprovata regolarità, li riducia– mo a certe classificazioni generali, le quali ci consentono di formarci un'idea, sia pure generale, del fattore che li produce. Deve ammettersi che la definizio- 300

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