Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

è stato confuso - e lo è tutton.1 - con l'istinto di libertà. E fino a quando lo istinto di aggressione è potenzialmenle depositato negli eserciti, è inutile par– lélre di vcrn e propria libertà. Questo dovrebbe essere chiaro per qualsiasi pen.. satore. Si è ormai compreso che l'anarchismo non ha alcuna possibilità di svilup– parsi dove domina una eccessiva miseria, unita ad un completo analfabetismo. Non è dif(icilc comprenderne le ragio,~i: \'uomo dcnutnlo invoca del cibo, e non delle idee; e sottomette il proprio cervello al primo che gli offre un pezzo di pane. Tutto questo, in un altro <;enso, conferma la necessità, da parte nostra, di avere un certo credito nel campo della cultura. Oggigiorno, pe,·ò, nel campo inte!lettuale si sogna molto meno di un tem– po. La « speciiliizzazione » ha spazzato via, senza complimenti, tutto il roman– ticismo; e sembra che voglia disfarsi del tutto anche delle ultime roccaforti dell'umanesimo. Che questo, in ~enso assoluto, sia un bene o un male, ancora non possiamo affermarlo con sicurezza; comunque, resta il fatlo che l'attuale realtà delle cose è questa. La civiltà odierna tende sempre più ad annullare l'in– dividuo. L vari aspetti del comunismo - che di marxista ha ormai solo il no– me - sono gn:rnderncntc significativi in merito. Ma l'annullamento dell'indivi– duo non è solo opera àel comunismo, ma pure del capitalismo cosiddetto bor– ghese. Questo copia sempre più il comunismo (che, in ultima analisi, è sorto dall'egoismo dello stesso capil=tlismo) o, per meglio dire, l'uno e l'altro si fon– dono reciprocamente in un sistema anti-individualista; d'altronde sospinli pure dalla stessa naiura della tecnica produtiiva e dall'assoluta necessità della spe. cialìz:zazione come metodo, che in fondo rende possibili certe conquiste e certe possibilità di produzione altrimenti irraggiungibili. Premetto questo perchè ritengo c.:he,quando l'anarchismo intende mettere in primo piano la parte più ideale (e più futura) di se stesso, commetta un er– rore, per così dire di tattica. L'intellettuale non anarchico si irrigidisce in una specie di difesa, che comunemente ha sempre le sue basi nella realtà dei fatti; e un tale atteggiamento, sostanzialmente, è proprio anche del pensiero anar– chico. 11 problema dello St.lto, ad esempio, come ente necessario o no, è pres– sochè sconosciuto nel mondo intellettuale; e se inleressa qualcuno, questi è altresì convinto che lo Stato, se è destinato a sparire, questo avverrà solo per gradi. L'anarchismo - mi fece osservare un giorno uno «scettico» insegnante di filosofia - non è un comunismo «politico» che si può istaurare in poche set– timane ... E ad una mi.:: osservazione che nessun secolo si è trovato, come il nostro, nell'angosciosa condizione morale di dover decidere sull'esistenza della umanità o la sua fine. mi rispose: « se lo Stato non troverà in se stesso la forta di divenire saggio, la psicologia delle masse insegna che non è possibile una totale ribellione da pane delle popolazioni prima del fatto compiuto; questo potrà avvenire dopo, davanti allo spettacolo di intere città polverizzate e di montagne di cadaveri; ma sarà solo una rivolta prodolta da un'immane dispe– razione, cioè un caos umano che non sarà più capace di ragionare ... 268

RkJQdWJsaXNoZXIy