Volontà - anno XVIII - n.2 - febbraio 1965

Ricordo di STEFANO VATTERONI 1 - Mi parla di Mala1csta, con semplicità, aiutandosi col gesto misurato della mano aperta; quando vuol sotlolincarc qualcosa s'aiuta col dialetto aspri– gno della sua gente. Gli occhi mobili ed intelligenti fissi nei miei; di profilo, ri– corda Savonarola ma, guardandolo bene m'accorgo che assomiglia di più a Guido, un operaio comunista morto da tanti anni dopo aver lo1tato contro la deviazione stalinista ciel vecchio P:lrtito comunista d'Italia. Siamo seduti al lungo tavolo di marmo della «Colonia Maria Luisa Bcrnc– ri» al Cinqualc; i ragnzzi sono anelati al mare e c'è un gran silwzio attorno. Il $Ole d'agosto srila gli aghi della pineta e S1cfano cava ricordi dall'anima sen– za trascurare di guardarsi attorno per sincerarsi dell'ordine delle cose. Quando torna a guardarmi vuol dire che tutte è in ordine; allora, p.:nsieri compiuti e sofferti prendono forma pedagogica esemplificati dai dettagli di mille episodi di vita vissuta. Un so1tile ,·clo d'incantesimo av,·olge il suo discorso ma lui nun se ne accorge; di tutti i Malatesta che ho conosciuti dalli narrazioni sentite fin dalla prima infanzia a quelli reperiti sui libri, quello di Vatleroni è più inc• dito, più vero perchè piì.t vicino e meno conosciutQ. «Non era una vita facile, quella d'Errico, nella Roma del primo fascismo cd io, quando potevo l'aiutavo ma doveH) farlo in un certo modo, perchè Erri• co non avrebbe permesso che un compagno si privasse di qualcosa per aiutare lui•. A questo punto si ricorda del pranzo dei ragazzi; corre in cucina a còntroJ. lare la buona cottura dei cibi. Non che non :;i fidi della sua compagna; lei, è un'emiliana di razza e nel suo lavoro imp.:gna certamente una tradizione sicu– ra. Ma lui è fatto co~l; deve rendersi conto delle cose e son•egliare che si svol– g<.mo secondo una regola precisa. «I compagni brontolano• - diCè - •tna la buona regola del~ cose deve so– vrastare ogni capriccio personale•. Si siede e si passa una mano su un'artri1e che lo perseguita. Se non fosse per quella ne farebbe di più di lavoro; ma, a conti fatti, ne fa già abbasianza. Si p.ira sulla sedia per trovare una posizione cli sollievo e riprende il discorso sulla necessità dell'organizzazione d'ogni alti• vità sociale. S'interrompe sollanto per guardare la strada che viene dal mare ed io non oso chiedergli un bicchi~r d'acqua per non interrompere il nostro convegno. Ogni tanto guardo l'orologio ma lo faccio per rassicurarlo che al momento Oj>– portuno saprò anelarmene senza farmelo dire. Anche per questo è indulgente con me. Quando 1ornano i ragazzi si alza senza guardarmi e va loro incontro; mc ne vado senza salutarlo e mi soffermo appena per osservarlo. Il rivoluzionario non vecchio ancora, maggior nrteficc dell'attentato cli Lucetti a Mussolini, !a cui .1ffermazionc ideologica innanzi al Tribunale Speciale gli valse una condan– na incredibile, organizza il pranzo dei bimbi con impegno e con amore. li fu- 71

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