Volontà - anno XVIII - n.2 - febbraio 1965

vi1·tù relative, personali o sociali, quali il garbo, l'indulgenza, la benevolenza, la temperanza, la modestia, ecc.; e lo spirito <li sacrificio come la messa in a– zione di buone e vecchie formule scnw la pretesa della morale universale: siate giusti, (ate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi; non fate soffrire; rispet– iate le persone, gli animali, le cose; amministrate i beni della comunità; usate ma non abusate; perfezionatevi, ecc. Infatti, a Ccmpuis, tutto apparteneva a tutti: le pene, le gioie, grandi o pie• cole, erano condivise, così come le piccole cose, giocattoli o ghiouonerie che venivano dispensate. Chiunque doveva ammettere che nessun lavoro è « infe– riore» dal momento che è necessario, utile; e che nessuna ragione, salvo la ne– cessità e la capacità, non ohbliga altri più che se stessi ad eseguirlo. Aiutarsi, aiutarsi reciprocamente, partecipare ai lavori rozzi, faticosi, ai lavori domestici, è la legge di tutti. Scopare, nettare, fare il proprio letto, lustrare le proprie "Scarpe sono bisogni ripartiti, comuni. 1 grandi sono chiamati ad aiutare i più piccoli, dovendoli dirigere; a regolare alle volte delle divergenze, dimostrandosi arbitri equi, giudicando !.enza passione, con indulgenza, tutte le questioni con– cernenti gli altri. Ragazzi o ragazze hanno a turno degli incarichi da esercitare, delle responsabilità da assumere, minute (beninteso!) ma che preparavano ad assumersene di più gravose: ricaricare gli orologi, regolarli; osservare gli ap– parecchi metcreologici: segnare, mediante la campana o !a tromba, il cambia– mento degli esercizi; assicurarsi che porte e finestre !:iiann, seguendo un orario, aperte o chiuse; che i calamai siano puliti e riforniti; mettere in ordine la bi– blioteca, aggiornare i cataloghi, eseguire le formule correnti del riceuario, ecc. Per principio, nè punizioni nè ricompense. nè classificazioni, più comode per i maest1·i che proficui per la moralità dei fanciulli. Questi non sono mai colpevoli, nè commettono in ogni caso alcun errore punihile, ma soltanto degli errori riparabili. 11 più delle volte essi 50110 dei malati. Non bisogna infierire contro costoro, bisogna guarirli. Jn pratica, un margine apprezzabile separò lo scopo raggiunto dall'obbiettivo desiderato e perseguito. Sotto questi rapporti si sono avuti dei barcollamenti, delle esitazioni, degli errori, avanzamenti e in– dietreggiamenti. Ciò atlingeva a diverse cause· all'accrescimento segnatamente della popolazione infantile ed :;i.dulia; ,dia ment:dità d1 certi maestri; a quella di certi allievi imposta dalla protezione e dalle circostanze, o pcrchè venuti troppo in età ed innuenzati di già dai costumi inferiori. All'inizio la istiluzione contava, fra ragazze e ragazzi, una cinquantina di pensionati ed una diecina di adulti. Fu questo il periodo famigliare, forse il più bello. Nel 1884 vi si trovavano duecento allievi cd una trentina di maestri, operai e impiegati. Di qui la necessità d! una discij)lina la quale diminuiva lo spirito familiare, patriarcale. societario e libertario di Cempuis. Paolo Robin protesta spesso contro l'idea delle ricompense, delle punizioni, dei gradi, abbandonandosi a riflessioni amare sulle concessioni che dovette fare a col– laboratori o ad amministratori dalle ide~ conformiste. Sia come sia, giammai autorità fu così benevola, più indulgente: nessuno spandeva più dolcezza sulla vita dei fanciulli, nè lasciava loro maggiore libertà; nessuno fu più affettuoso 99

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