Volontà - anno XVIII - n.2 - febbraio 1965

non è possibile trovare un ordine, una razionalità; eventi che sono causali e causati a un tempo: vi vediamo una causa, un concatenamento a ragion veduta dei falli avvenuti, ma nell'istante del lorn accadimento potevano incrociarsi con altre cause, cosi, casualmente, bizza.-ramente. La piuma - aveva già spie– gato Arcligò - deve cadere in un punto qualsiasi, i! ndla sua caduta riceve molte spinte che alla fine la fanno cm.lere in un sol punto, ma senza escludere altre spinte che potrebbero farla cadere altrove. Ogni causa è un caso. E Rcnsi cerca di estenci('n.' la porrnta del pensiero ardigoiano interpretando i termini di caso cieco e capriccio di moda quella che ad altri può sembrare l.1 storia se– condo fini o la Ragione nella storia o teologia della storia: un tale Napoleone, generale povero e povero diavolo, si accinge dalle Alpi ad arruolarsi soltanto nell'eserci10 turco e mettersi al soldo del Sultano e, invece, dopo pochi anni lo vediamo alle Piramidi capo dell'Armata Francese d'Oriente contro inglesi turchi e mammalucchi (6). E' vera la gloria? LI dogma della predestinazione rende il calvinista entusiasta della vita, fa sì che l'uomo. dopo essere stato creato da dio, si crei di nuovo col lavoro e si senta sicuro del successo :.:fiducioso in se ;;tesso in vita e in morte, mentre lo stesso dogma in lndia rende immobile perfino la donna. pur scorrendo molt<1 acqua nel fiume sacro, nel Gange, st?mbra da ieri e, invece, da millenni. E non solo la storia delle azioni umane, ma la stessa storia del pensiero filosofico è nelle mani della dea bendata, se per un momento si giunge con Protagora alla ver·itti che l'uomo è la misurn di tulle le cose e subito dopo e trionfalmente si sovrappone « lo spegnitoio socratico-platonico», che disperde la scoi:>erta sofistica col concetto vuoto e l'idea astratta, e allontana sempre più dall'unica realtà tangibile (7). J1 ripiegamento operato eia tutti i filosofi consiste nello sfuggire delibcrat.'.l.mentc alle contraddizioni; essi non vogliono cocciutamente riconoscere la loro verità e - aSylurn lgnor~ntiae - spostano la visuale col porre l'essenza o il principio p1·imo in qualcosa che è sempre più lontano da noi, in qualcosa che diventa, così, forma per ogni contenuto, forma unica astratta per contenuti infiniti concreti: la cavallinità, dio, il consenso del– le genti e la volon1à generale. Se lo spirito copernictrno non è soltanto quello che vede la terra come un pianeta tra gli altri, res inter res, ma anche quello che scorge un vero relat:vo a me, mi.o, e un vero relativo agli altri e valido per gli altri quanto il mio per mc - « anch'io sono uomo come te» -, ebbene i primi copernicani furono i sofisti: « E siccome nessuno ha la legittima autorità per s~ntcnziare che l'errore sia di a o che sia di b, ossia per stabilire dove sia l'errore, dov'è dunque l'errore?» Come si spiega la credenza nel! 'idea o in dio se non supponendo una base sentimentale della credenza, se non ammettendo preamboli irrazionali della fede? Se l'idea è nell'iperuranio, essa spiega e annulla le contraddizioni ter- (6) CAPPELLETTI, Napoleone I, Milano. 1916, pag. 9. (7) G. Rl~NSJ: l\1alcriallsmo critico, Milano, 1927, pag. 49· « Cosl concepiva la materia Leopardi (Il quale insiste m1,:,:hecon C01ll\)laccn1.a sulla dcrl\-azlon.? d1 "n.lhll" da .- ne ulc ,., donde si ricava che dò che non è materia è nulla) 78

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