Volontà - anno XVII - n.10 - ottobre 1964

Con questi due esempi, ritengo di aver posto in evidenza il fatto che la psicoanalisi non è limitata all'indagine dei complessi psichici ed al tralla mento delle neurosi. E' certo che, pur entro i suoi limiti, questa scienza è ampia, estremamente delicata e difficile, e che i suoi risultati sono decisivi non soltanto per quanto concerne la salute psichica e morale dell'individuo, ma anche quella di una collettività. Coloro che credono che si possa ridurre la dottrina di Freud alla sola parola pan-sessualismo sbagliano. Freud stes5o ha protestato contro questa semplicistica opinione. T suoi studi sistematici costituiscono altrettante prove che il metodo psicoanalitico si può applicare in tutti i campi culturali e in tutte le realtà sociali, completando in una maniera proficua le indagini di altri specialisti. Un biologo o un economista, un fisiologo, uno storiografo, un artista, un modesto pedagogo o un grande dotto sono obbligati a sondare anche i metodi dell'indagine psicologica se desiderano penetrare più profonda– mente nei segreti dell'Io individuale o della psiche collettiva, e scoprire le correlazioni fra l'universo interiore dell'uomo e il mondo molteplice e antago– nistico che lo circonda. Questo è il grande merito di Freud: ci aiuta a vedere oltre le apparenze e ci rivela realtà là dove ci sembra che vi siano soltanto caos ed apparenze; egli ci spiega ciò che è «illogico» ed «irrazionale» i fe– nomeni che ci sembrano arbitrari, allarg;:rnclo così la sfera della coscienza, pc· netrando come un minatore nelle gallerie scavate penosamente nelle tenebre dell'in - o - sub-cosciente. L'ottuagenario che, dopo mezzo secolo di lavoro titanico, morì in esilio a Londra, nello stesso mese !n cui scoppiò la seconda guerra mondiale (il 25 settembre 1939), ci ha lasciato un'arma ellìcacc per la nostra lolla contm l'intolleranza e l'oppressione, la menzogna e l'odio, contro la guerra dentro cli noi stessi, e la guerra fra individui, fra gruppi sociali, fra nazioni e Stati. Carlo Bauclouin, direttore dcli'« Istituto Internazionale di Psicagogia » di Gi– nevra, scrisse (4) che la morte di Freud, avvenuta al principio della guerra, ha un significato in un certo modo simbolico. TI « caso Freud» acquista un'importanza riconosciula da molti spiriti preclari. Egli fu, per la giovane scienza psicologica, ciò che Lavoisier fu per la chimica. Però, unitamente alla sua scienza, ci dette anche un esempio di « valore che ritroviamo nella vita di molti altri scienziati, in quella di un Luigi Pasteur, dei coniugi Curie, e che costituisce, insieme al loro genio, un composito indiscernibile». Il coragglo di Freud è, in fondo, il coraggio di dire la verità. (Così conclude anche Julcs Romain il suo saggio su Freud: egli ci insegnò a non ave.- paura della verità). Sbigotlì alcuni, scandalizzò gli ipocriti. « Freud, - scrive Bauclouin - pose da– vanti alt'uomo uno specchio in cui non gli piace riconoscersi: perchè egli insiste suoi suoi istinti, sulla sua sessua11tà, sulla sua bestialità e sadismo. Però, dal momento in cui la guerra ci strappa la maschera e ci impone con brutalità un'immagine che, certamente, non è meno pessimista, noi non abbiamo, in verità, il diritto di rigettare l'immagine proposta da Freud ... ». I mezzi di distru– zione della guerra sono temibili nella misura in cui esistono uomini per forgiarli (4) ln Aclion cl Pcns~. Dicembre 1939. 591

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