Volontà - anno XVII - n.10 - ottobre 1964

gicmnente diversa è la questio11e degli sprechi sociali, che superando lo stesso co11cetto di vandalismo, meglio andreb– bero inquadrati nel concetto di suicidio. Ciò si spiega perchè, in virtù di quella s11pre111a tmffa che si chiama « individua. lismo », i singoli cittadini accura1a111e11te addestrati a badare ai « fatti propri», co– me norma di saggezza, con questa insi– dia furono sempre sviati dagli interessi colfellivi, subendo pertanlo, più che una estromissione, una vera espropria'l.ione, ed implicitamente anche una ... allucinazione. II problema degli sprechi sociali è ima catastrofe imemazionale, che noi ignoria– mo perchè 110n conosciamo fa socierà uefla quale viviamo, e ciò particolarme•1- te per l'asfllzia del dispotismo, il quale è anche oscuran1is1110. Una delle prime reazioni a questa frode dev'essere dunque la ripresa, più che le– gittima, della coscienza che tutto essen'do sociale, tulio apparliene a tufli 11011es• sendovi fatto altrui che, positivamente o uegativamenre, non sia anche fatto nostro. Allora i cittadini sentendosi tutti per– sonalmente interessati ai fenomeni socia– li, li guarderanno con nuovo interesse, contribuendo, anche in ques/o modo, al– l'avvento del mondo 11uovo. Però qui, supponendo s11perata la fase preparatoria, viene naturale di doman– darsi qt1ali previsioni almeno di caratte– re economico si possono fare anche ri– g11ardo alle modalità di att11azio11e di <1ues10mondo 1111ovo.E cioè, questa rea– lizzazione sarà compito della politica del_ l'iniziativa privata? Se non si sapesse che la politica c.1i questa società, sempre asservita alla re– ligione, è cos1i1uzional111en1e nemica dd progresso perchè il progresso sarebbe la morte del dispotismo, si potrebbe essere indolli ad attribuire perfino alla politica di questa società, sempre asservita alla religio11e, è costituzionalmente nemica del progresso perchè il progresso sarebbe la morte del dispotismo, si porrebbe essere i•ufr:lfi tu/ allribuire perfino alla politico qziesta P.,rande impresa. Tuttavia ciò non è da ,,,rl11dersi, data la possibilità cht' la politica, invece di fare (I suo capriccio come sempre ha fatlo, potrebhe Qtl{l/Che volta, sia pure eccezional111enre, essere co_ strel/a a muoversi agli ordini del po– polo, co11 la forza, giusto come la poli– lica abitualmente fa col popolo. Quanto poi all'ipotesi di rma completa i11iziativa privata, non si può ignorare c/it• gli esempi di un cooperativismo urbani· stico, di largo interesse pubblico, vwmo aume11ta11do in ogni parie del mondo. lntamo, grosse imvrese edilizie, costi wite in società per azioni, nel costwirc vasti complessi residenziali, hanno pot11 1 0 fare occasionalmente delle esperienze co- 111w1itarie, intravedendovì possibilirà di svil11f)po che, sebbene estranee alta men,. tafità capitalistica, sono state in ogni m0- do riconosciute degne d'a1te11zione. Insomma questi ctipitafisli si sono do– numdati quali rischi potrebbero correre se, oltre a produrre semplici gruppi di abitazioni, si spingessero a integrare i del/i villaggi con risorse nuove, be11chè sempre naturalmente ad esclusivo fine .ti lucro, in' modo da procurare ai loro abi– tati/i 1111 livello tfi vita s11veriore, e via via altri vantaggi, q11asi quasi sfiorando così l'idea della « città cooperativa »: la quale, dunque oltre a palesarsi sempre di più come 1:na buona formula risolutiva della crisi del mondo, votrebbe essere w1 o– biettivo anche esclusivamente di carattere mercantesco. GIUSEPPE DELFINO 575

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