Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

tengo cercando di ragionare col ladro, con l'assassino o col tiranno, essi ordi– scono nuove azioni delittuose e preparano nuove violazioni dei princìpi della umana socievolezza. f risultati che si possono ottenere abolendo la pena sa– ranno di nessuna importanza se non saranno eliminate prima le cause che generano i delitti le quali rendono !a pena necessaria. Comunque, gli argomenti esposti sono sufficientemente validi per dimostrare che la pena è sempre un male, e per persuaderci che non dobbiamo ricorrere ad essa se non in casi di evidente necessità. Gli altri due casi in cui viene giustificato l'esercizio del potere collettivo della società, che si pone al di sopra del giudizio individuale privato, sono: quando è necessario far fronte alla violenza di un nemico interno e quando si deve respingere l'attacco di un invasore dall'esterno. Ed anche in questi casi, · come per i precedenti, sono molteplici i mali che scaturiscono dall'usurpazione della facoltà del giudizio personale. Non è giusto che io partecipi ad una deter– minata impresa o ad una guerra che io considero iniqua. Debbo metter mani alla spada per respingere l'aggressione di un nemico:> La stessa questione si pone quando si tratta di contribuire allo stesso scopo con i miei beni, frutto forse della mia personale fatica, sebbene la tradizione faccia apparire più accet– tabile quest'ultima contribuzione anzichè quella della partecipazione personale. La conseguenza di quanto è stato dello consiste nella degradazione del carattere e nel rilassamento dei princìpi nei confronti di coloro che diventano strumenti di azioni le quali vengono riprovate dalla loro coscienza. Ancora una volta si produce ciò che, in generale, abbiamo detto in precedenza. Lo spirito umano si sentirà compresso cd indebolito a tal punto che sarà radicalmente diverso da come potrebbe essere se non subisse quelle coartazioni. Come corol– lario, resta da osservare che le frequenti ed ostinate guerre che flagellano la umanità sarebbero forse completamente eliminate se fossero sostenute soltanto dal contributo volontario e spontaneo da chi ne approva i motivi e le finalità. L'obiezione, che sino ai nostri giorni ha consentito di disconoscere prati– camente le ragioni superiormente addotte, consiste nella difficoltà della condu– zione di una gestione che interessa milioni di persone per mezzo di uno stru mento tanto instabile qual è il giudizio individuale. Gli uomini, con i quali abbiaino quotidiani rapporti nella società attuale, sono talmente fuorviati dal retto cammino e sono tanto egoisli che sarebbe quasi inevitabile che - noi caso in cui venisse adottato un sistema di volontario e spontaneo contributo - le persone piìt generose contribuissero in maggiore misura, mentre gli avari ed i meschini, pur sottraendosi ad ogni contributo, fossero invece i primi a reclamare la loro piena partecipazione ai benefici. Se vogliamo conciliare una perfetta libertà con l'interesse del complesso sociale, dobbiamo contempora– neamente escogitare i mezzi adeguati per estirpare l'egoismo e la malignità della società umana. Fino a che punto sia possibile reperire ed applicare detti mezzi sarà oggetto della nostra ulteriore indagine. FINE DEL LIBRO I[ WILLIAM GODWIN 370

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