Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

gire a questa strategia chiamando in soc– corso dell'elica, reconomia, la quale spie• ghi l'etica in termini economici, per pro– varne la potenzq. Ma, beninteso, l'Econo– mia 1mra (che già a proposito ci ha dato occasione di sostenere come, a causa del– l'attuale amministrazione, ogni cittadino della società mondiale subisca perdite nel proprio livello di vita non meno di centi– naia di migliaia di lire giornaliere), giac– chè i>isogna guardarsi da un'altra trap– pola. in quanto il capitalismo non solo è capace di brigantaggio religioso, politi– co, forense, sanitario, come più o meno finora abbiamo veduto, ma speeialment!l" ~ bravo nel brigantaggio scientifico: « Per gilistifìcare il regime capitalistico di cui henef?cia, la borghesia ricorre all'econo– mia politica che, considerando questo regi– me come effetto della natura stessa delle cose gli conferisce un carattere necessa– rio e per ciò stesso razionale. ...Ma non a9pena l'apparente obiettività e necessità delle relazionj socia.ti sia smascherata. esse appaiono come la negazione stes~a dell'umanità». (AUGUSTO CORNU, ~orl Jlfar:r e il pensiero moderno). In altre parole, l'economia politica che s'impegna nei regimi capitalistici è ... una altra truffa, come del resto anche le legi– slazioni che ne derivano. La generale criminalità che infuria nel mondo è in perfetta coerenza con questo ordine di cose, come tra causa ed effetto, perciò è strano meravigliarsi dell'attività delittuosa di capi di stato, di legislatori o ministri, governanti in genere, e simili; o nieralìigliarsi se con intento scientifico si prova a distinguere la criminalità in orgina.ria, derivata, occulta, palese, di se– rie A-B-C-D, eccetera. Come profondamen– te erroneo aUresì è credere che crimina– lità sia soltanto quella espressamente pre– veduta dalle leggi, poichè il solo trovarsi in una posizione apparentemente morale, e sostanzialmente immorale, può essere criminalità, od anche, e più spesso, silper– crimina.lità. Dopo di che il discusso moralismo, tan– to nel senso di riprovazione di tale « ordi– namento', quanto nel senso generale, è certamente f1t0ri discussione. C'è ancora un punto delle osservazioni di Bon.azzi: dove si esprime sfiducia sui progetti di societò future che non siano preceduti da una coscienza morale già formata in proposito, come lasciapassare dal progetto all'attuazione. Ma, più che di precedenza, meglio è par– lare di simultaneità, P-Oichè«progettare:», signi_ficandoanche impegno a rendere con– to, a discutere, a chiarire, non è che con– correre alla formazione di questa cosciPtt– za. Nè, d'altra parte, sono sempre possi– bili nette distinzioni fra etica ed econo– mia. Stabilito che «progettare», nel nostro caso, anzi è modo particolarmente effica– ce di preparazione a uno scopo, non sarà difficile darne qualche esempio, specie te– nendo presente non solo la convenienza in sè di preferire alla genericità la specifica– zione, ma anche non dimenticando che decisamente noi rimproveriamo ai nostri at•versari la «genericità» come colpa di malignità. Nella prima puntata del « mondialismo comunitario» (novembre 1963), cui parti– colarme11te il compagno Bonazzi si è rife– rito, è premesso che alla trattazio11egene– rale dell' argomento seguirebbe l' esame relativo agli « enti locali>. Cìe cosa è questa comunità, denomina– ta « città azienda», « città giardino>, « città cooperativa>? -Già questo interrogativo ci trasferisce d(ll generale al part"icolare, da una realtà distante e quasi inafferrabile alla realtà dinamica, casalinga, della vita quotidiana. 365

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