Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

~ il benessere del popolo. Tale è il criterio dominante delle masse e coltivalo da tulle le direzio11i politiche. Che dire allora di una sommossa popolare trionfante in intiere regioni che non ha chiesto alcun mutamento di governo? il popolo l.':'ìorto nella « Sett;,,uma rossa» non chiedeva infatti di essere governato più bene, ma era deciso a fare da sè e si scagliava contro lo strumenJo repressivo di tutti i governi: il militarismo. Esso puntava diritto allo scopo che incideva nel vivo della situazione: liberazione dei detenuti politici dalle carceri militari, soppressione dell'infame codice segreto dell'esercito, abolizione delle compagnie di disciplina. Si obietterà che la soluzione potè essere raggiunta solo sul piano legale col rilascio dei prigionieri e la soppressione del codice segreto deciso dal governo in accordo coi capi riformisti della Confederazione del lavoro. Ma quella concessione fu data per eviare il peggio, per scongiurare la rivoluzione che era già in allo nelle Romagne, da dove era partita la sci11tilla e dove già era stata proclamata la repubblica. Un altro pregiudizio politico oggi assai radicato è il seguente: che non può crearsi una situazione rivoluzionaria attraverso liberi atti individuali e collettivi, ma soltanto con una guida politica, un partito fortemente organizzato e teoricamente preparato, depositario di infallibili verità che gli permettono di interpretare ed affrontare la realtà. Se le masse avessero a quel tempo obbedito a qualsiasi guida, la rivoluzione non sarebbe nemmeno incominciata. Alcuni rivoluzio• nari che non guidavano ma interpretavano il popolo, che con la pa– rola, gli scritti ed un'esistenza di persecuzioni davano una voce alle sue collere e alle sue aspirazioni, alcuni di costoro, tra i quali era il Malatesta, all'indomani dell'insurrezione constatarono che il momento era negativo per un'azione rivoluzionaria, tuttavia poichè il popolo aveva deciso, il loro dovere era di seguirlo e di condividerne l'espe– rienza. Mirabile umiltà politica, smarrita in cinquant'anni di orge autoriarie! La situazione rivoluziouaria della « Setlimana rossa» fu proprio la risultante di libere azioni individuali e collettive confl11ite in essa con una concomitauza che la più perfetta organizzazione non avrebbe potuto concordare. La sua origine è da ricercarsi nella lotta anticolonialista che op· pose le masse sovversive alla spedizione libica del 1911. li soldato Augusto Masetti in procinto di partire per l'Africa spara contro il colonnello al grido di "viva l'anarchia!". Il classico gesto individualista si collocava però in un clima di protesta popo· lare, fra violente manifestazioni e tumulti contro la guerra. 322

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