Volontà - anno XVII - n.5 - maggio1964

REr.F.l\lSIOl\11 GIANNI DIF.CIDUF. J,e eenea•i della Luna Liriche - Ed. « La Procellari:t •, Reg– gio C:l.labria, 1964. L. 800. E' .1scito, in questi giorni, per i tipi de • La Procellaria editrice• di Reggio Cala. bria, un volurne1to di poesie di Gianni Diccidue: «Le ceneri della luna•. Abbiamo, con trasporto, accettalo di scrivere alcune note di carattere ititrocluttivo conoscendo la passione politica e umana che ha sem– pre contraddistinto l'impegno di Gianni Diccidue, un sognatore non astratto, non affclto da narcisismo, privo dei mali e dei clifctli gravissimi che caratterizzano molti nuovi poeti della nostra repubblichetta Jc11craria, asserragliati in fortilizi e clan, do,e ritengono di starsene a ridosso, con le :;palle ben coperte, poeti i quali com– mcllono il più marchiano errore e la più grossolana empìetfl quando confondono la poesia col sc.;tarismo. L'abbiamo scritto altre volle, lo ripetia– mo in questa libera palestra di liberi in– telletti: la poesia non parla da una catte– dra essendo scaturigine profoncbmente lL mana, essendo messaggio di vita, cli libcr– là, cli sentimento, espressione di fantasia e nel contempo d'un'alta razionalità. L'l poesia cli G. D., per essere amata, va lelta con animo sgombro da pregiudizi di clas:sc, di casta, di gruppo o di clan poi– chè ci pone di fronte ad una umanità nu– triin. di speranze e di delusioni, di reali– smo e di generoso, sano av\'enirismo. Se mi fosse consenlita una metafora, vorrei di,v che le liriche di Dieciduc sembrano custodite come dentro a un'urna (quella dei for1i, però), un o.riginalc e classico for✓iere do,•e sono raccolte le ceneri dei sogni d'un uomo che ha dìvisalo sempre una società migliore, di giusti, senza op– pressi e oppressori, senza tiranni e carne_ fici, che lasci uno spiraglio al sogno e profonde aperture alla speranza. In una sua nota introduttiva al libro, l'autore ha scri110 tra l'allro: • Amo la vi– ta. la pace che non ha bisogno di armi e di armati, c. la cara libertà. Cosa amo ancora? Lo ripeto, l'umanità tulla senza loglier\'i nessuno e la mia a– narchia. Forse per dire queste cose scrivo poesie». Da QL1esladichiara7.ione è facile rianda– re alle scaturigini dell'impegno poetico e lc11erario del nostro, non è difficile com– prendcrn da quale vena profonda e genui– na sgorghi la sua passione umanistica, u– no strumento degnissimo di civilizzazione, un'arma pacifica e potente contro l'alie– nazione e l'imbarbarimento delle coscien– ze. Poichè la poesia, ricordiamocelo sem– pre, è l'uomo nella sua interezza, senza infingimenti; la Poesia è contro la bruta– lità, l'ingiustizia cd è, forse, la forma su– prema di libertà che all'uomo è dato e– sercitare. 11 filo conduttore di questi versi è dun– que l'amore, per la società, per quella più povera e calpestata (vedi, ad esempio, «Ne. nia in morte di un bracciante», •Mnsche– re», «Carnevale dei poveri», ecc.); nmore 315

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