Volontà - anno XVII - n.1 - gennaio 1964

centinaio di membri e reparti di al– pini) sulle montagne che separano la Valtellina (provincia di Sondrio) dal– la Val Bregaglia (Grigioni). Nell'album– ricordo edito a Milano nel novembre successivo si leggerà in grassetto il ti– tolo « La patriouica escursione alpi– na », proprio come se i partecipanti tossero stati «tanti piccoli Mosè che, dal Sinai, contemplavano la terra pro– messa». Alla stessa epoca, una cartolina illu– strata, raffigurante una donna-bcrsa– gliei-a che, dalla Libia sventola il tri· colore su una carta d'Italia che in– clude entro i confini il Ticino cd i Gri– gioni italiani, si vende a ruba. Il fascismo Dopo la parentesi forLata della pri– ma guerra mondiale, la propaganda e l'attività irredentiste dirette contro la Svizzera riprendono ed aumentano con gli anni d'intensità, meuendo a profitto un certo malcontento popolare dovu– to alla crisi politico-economica che col– pi, nel dopoguerra, anche il Ticino. Mussolini in persona fa naturalmen– te discorsi da oracolo. Se è ben mussoliniana la frase: « li Ticino è un cuneo tedesco piantato nel cuore d'Italia», nel discorso pronuncia– to alla Camera dal futuro Duce («Il Popolo d'Italia,. del 22 giugno 1921) si legge: « Avete fari.o dire al Sovrano che o– vunque l'Italia ha raggiunto il suo confine alpino. Contesto l'esattev.a geografica e politica di questa afferma– ziooe. Immediatamente al nord di Mi– lano questo confine non è raggiunto. Ad un'ora di distanza da Milano l'ope– ra di penetrazione tedesca, già pro– nunziatasi prima e durante la guerra, ha ripreso con maggior tenacia. Il Can- ton Ticino imbastardito e tedeschizza– to può essere fonte di gravi preoccu– pazioni per la sicurezza della Lombar– dia e di tutla l'Italia settentrionale. Questo popolo è già stato avvertito da un manipolo di "giovani ticinesi" ai quali si rivolgeva il famoso messaggio dannunziano. Se il Gottardo, confine naturale e sicuro dell'Italia, rimane una a.spirazione di avanguardia, noi doman– diamo al Governo che cosa fa per ga– rantire almeno il possesso del Brenne– ro e del Nevoso». L'« Associazione Giovani Ticinesi », movimento apertamente fascista con sede centrale a Lugano, è fondata, con tanto di Direttivo, nel 1922 e D'Annun– zio fa da padrino. Due anni dopo, questa associazione pubblica a Fiume un libro (sequestra– to alla frontiera italo-svizzera) intito– lato « La Questione Ticinese». Sfruttando la tricentenaria e talvol– ta rapace dominazione dei cantoni te– deschi sul Ticino, dominazione dcf1J1iti– vamente cessata però con la richiesta («imbecille», secondo l'espressione dei giovani fascisti ticinesi) di diventare un cantone libero in seno alla Confe– derazione Elvetica, formula1,1 nel 1798 e messa in pratica nel 1803 con l'Atto di Mediazione napoleonico, questo li– bro non fa che parlare dell'intedesca– mento del Ticino, della scura storia tedesca e ben presto antitedesco di– venta - anche se talvolta fra le linee - sinonimo di antisvizzero (la Svizze– ra è diventata a tal punto amorfa che non può vantare neppure un glorioso cimi1ero come quello italiano di Redi– pltglia1). E' dei resto interessante citare qual· che brano : « La nostra terra è lombarda,. (pag. 11); « Siamo Svizzeri da poco più di 35

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