Volontà - anno XVII - n.1 - gennaio 1964

ni Tudaisch'" {nè Italiani, nè Tedc– ~chi). Una semplice affinità linguistica sem. brò agli scienziati-patrioti it2.liani {in fondo più palliati che ~cienziati) una r;.1gio11c~utnciente per iniziare l'intri– go annc~sionislico. Si volle dimentica· re c,;hc il popolo grigione di lingua ro– m,mda a\·eva, almeno in pa, te, cono– !->duto la riforma prote~tantc e , ivcva una intcn~a \ ita comunale che nelle ~uc singole vallate era la base di una ~t:colarc autonomia e di una tradizio– ne cli inùipcndcn,a che fu violata solo, ~,gli inizi del secolo XVII, dagli Spa– gnoli e dagli Au~triaci. Queste esperien• 7C comuni determinano, ben più di una c.:omunc radice etimologica, una men• talità -sociale molto diversa da quella ilé:lliana, una mentalità (e qui il discor– so vale anche per il Ticino) che doveva facilitare la rapida accetta.tiene, ad e– sempio, del codice civile federale. Non è sulla libera scelta del proprio paese che si basa il vero diritto di un popolo? Contemporaneamente, mentre ce1·ti riornalì italiani parlano, riferendosi al– la Sviucra, di «rcpubhlic::i. di Gugliel– mo Motel• e sci-ivono (falsando sfac– ciat.1m1tnte la storia) fr: :i.si come: • ti Cantone Ticino è italiano; gli Svizze– ri se ne sono impadroniti• («Corriere del Verbanio '", novembre 1911), una sorda campagna prende corso. Fra j giornali che vi presero parte sono da citare: l'organo del P.R.J. 1<La Ra1,rfonc'" di Roma (m::i.rzo 1912) che p:,rlò di un accordo militare segreto stipulato tra la Germania e la Sviz· zer::i.contro la Francia e di un secondo accordo tra la Svizzera e l'Austria con. tro l'llalia (pertanto sua alleata) che è il frutto delle mire politiche del ge– nerale Von Hettcndorf, ex capo di sta• to m.:1ggiore austriaco; la • Cronaca prealpina» di Varc5c che insistette sui la,uri di forrifìca.tione effettuati nel Ticino (Bellinzona) e nei Grigioni (Bernina) considerati, beninteso, co– me diretti contro l'ftalia; il periodico '-al irico romano « Il Fischietto» che, nel 5UOnumero del I. luglio 1911, pub– bli1..:òwia cariuHura raffiguramc un mo:,,,truoso soldato ~"·izzcro che e gon• !iato da un soflìctto da un piccolo au• ,rriaco; I< La Stampa• di Torino (au– lunno 1912). A quc5tc accu~c fin·• con il ri,ponde– ll: il pre~iclentc dcll;:1 Confcdcrazione Ehctica e capo del Dip:mimento po– litii.;o, Forrer, il quale, in un di-,corso tcnut 0 il 4 dicembre 1912 dinanzi al Consiglio degli Stali a Berna, parlò di «!-ichcrw di cattivo gusto dj una certa -.tampa» aggiungendo che «l'irrcclenli– <.;mo non fa presa sui nostri compa- 1 rioli di lingua italiana•. Dopo che il governo s,,izzero ebbe :1t1irata l'allcnzionc dei responsabili i– laliani sugli articoli offensivi d1 detta «certa ~tampa'" e dopo che i deputati Cabrini e Rufini ebbero interpellato in proposito il governo di Roma, la cam• pagna cessò e sembra oggi plausibile che si sia in fondo trattato di una ma– novra di\en,iva della diplomazia ita• liana. lnfa11i, agli ini,d dello stesso anno, il generale francese Maitrot aveva par– lato di una clausola segreta riguar– dante però la Triplice Alleanza (la Ger– mania, l'Austria e l'Jtalia convenivano di violare, in caso di guerra, la neutra– lità s\·izzera, per fa\·orire le loro ope– ra1.1oni militari: l'e~ercito italiano era incaricato della «cosa•). Alcuni gior• nali, svizzeri cd austriaci, affermarono perfino che se l'esercito italiano aveva cercato uno sfogo in Libia era solo 33

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