Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

(continua,. dal numero precedeute) Pico della Mirandola A11ira1O dalle nuove tendenze, il Pi• co, che da Bologna era ritornato prov– visoriamente a La Mirandola, andò prima all'Università di Ferrara (dove rimase un anno e dove, fra gli altri, fece conoscenza col celebre tipografò Aldo Manuzio) e poi all'Università di Padova, dove rima·se circa due anni, A quell'epoca, Padova era una città in cui la oc scolastica• non era riuscita ad imporsi anche pe)"chè la sua celebre Università ave'Va sempre dato prova di una ceria indipendenza di fronte all'autol'iHt di Roma. Qui si commenta• va ancora liberamente la dottrina di Averroè - il commentatore di Aristo– tilc, che Dante aveva messo ncll'lnfer• no insieme ai più illustri sapienti del– l'antichità - che era stata condanna– ta dalla Chiesa sin dal XIII secolo. Jn questa città, il Pico, conobbe Pietro Pomponazzi di Mantova, e fu qui che .:;.-,minciò la sua raccolta di libri rari, facendo ricopiare quelli che non era possibile comprare. L'aristotelismo, entrato in Europa attraverso gli Arabi, era passato dalla l¼oschca alla Sinagoga ed i principali imermediari fra gli Arabi e il mondo latino erano stati gli Ebrei. Pico, che già era eccellente latinista e buon el– lenista, si mise a studiare la lingua e• braica per poter leggere gli originali dei commentatori orientali di Aristoti• le, e, nello stesso tempo, si mise o studiare l'arabo e il caldeo. Si diede anche alla vita gioiosa, e si vede che il suo titolo di protonotario, che avreb– be dovuto iniziarlo alla carriera cccle• siastica, non ostacolava la sua vita mondan;'t. Dopo due anni fu costretto ad abbandonare Padova a causa del conflitto cominciato nel 1482 fra i di· versi Stati d'Italia e chiamato «guerra di FeITara»'. 'Si ritirò in una villa nei dìntoìni di Là Mfrandola, chiamò vi• cino a sé qualche erudito e, mrilgrado la guerra, continuò trrinquillamente i suoi studi. Nel corso di quell'anno, incontrò per la prima volta a Reggio (dove era stato inviato dai suoi superiori in OC· casione del Capitolo Generale dei Fra• telli Peccatori), Gerolamo Savonarola. Come, mai fra questi due uomini così differenti potè nascere una reciproca simpatia che durò per tutta la vita? Savonarola aveva dieci anni più di Pi· co, e pare sia stato proprio in questa occasioni: che. per la prima \'Olta, Pi– co, osò levare hl sua voce contro gli abu~i della Chiesa. Ora, come fu possi– bile a un Pico, che sempre aveva te– nuto a fare dichiarazioni di acquie– <,ccnza al pontefice e alla Chiesa, sim– patizzare e mantenere la sua simpatia con colui che finì sulle fiamme per a• ver osato denunciarne ripetutamente gli abusi? Non credo ci si allontani molto dal vero ritenendo che, malgra• <lo tutte le sue pubbliche dichiarazio– ni, alle quali forse non era estranea un po' di paura, il Pico, che nel fondo do– ve\ a essere un onesto invaso di misti· cismo, fosse influenzato dall'ammira• zione verso colui che, in nome di Cri– sto, osava affermare b pura fede e 709

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