Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963
scopi di guerra), quanto nelle sue manifestazioni europee; dando maggior peso - ed erroneamente - alla sua forma francese che alla sua realtà tedesco-occi– dentale. I militari francesi - incapaci di vincere una guerra dal 1920 in poi, ricchi di esperienze negative su tutti i continenti - sono divenuti un ceto di professionisti che vuol vendere alla NATO studi, tecniche, macchine e piani per la guerra degli altri; ma ad evidenza nessuno prende sul serio nè loro, nè la loro potenza, nè il loro capo glorii:>so. Nonostante l'Alouette, i Mirage, e la Force de frappe i guerrieri francesi sono al livello dell'operetta e sempre ci resteranno; il sistema gira unicamente per far guadagnare milioni di franchi nuovi al pa– tronato nazionale. Invece la Germania è un grande campo militare, dove una compagnia di soldati, (tedeschi, americani, francesi o inglesi) non può cambiare di stanza sen– za che un'altra si muova per lasciarle il posto, come se si trattasse di una scac– chiera con 64 pezzi; è un arsenale così pieno da aver bisogno di magazzini anche all'estero (in Olanda, Belgio, Francia, Italia); è un paese che le guerre le fa sempre sul serio, non importa per quale ragione, purchè gliene raccontino una: dove il cittadino non è ancora arrivato al grado di civiltà che consiste nello scappare prima di vedere il nemico (come sanno fare l'ité\liano, il francese, l'a– mericano, l'inglese, il russo); è immersa in un clima militare preso tanto sul serio, - da tutti, vecchi e giovani, nazisti e non - da esser riuscito a penetrare, e a pervertire, anche il movimento pacifista. Così a Charbonnières s'è dovuta ascoltare la relazione di un giovane tedesco, appartenente a un gruppo di pacifisti che stanno organizzando un esercito non– violento con questi scopi: difesa non-violenta contro l'invasione di un regime tQtalitario, come alternativa alla NATO; difesa, in particolare, di questi istituti, considerati perno della democrazia: chiese, organi di stampa, stazioni radio-tele• visive, polizia, amministrazione pubblica, parlamento, governo, trasporti, scuole, università; studio degli esempi di resistenza non-violenta offerti dalla storia dei campi di lavoro fQrzato dell'URSS, a Verkhuta e altrove; penetrazione nella Germania Orientale per portarvi questo bel Verbo; ecc. Idee condivise dalla maggior parte degli altri pacifisti tedeschi, con i quali perciò la discussione non è stata sempre tranquilla: l'esercito non-violento non ha più nulla a che vedere con la non-violenza; è la trasformazione del movi• mento pacifista in una agenzia del governo di Bonn, in una associazione « atlan– tica»; sembra un espediente col quale le autorità tedesco-occidentali tentano di garantirsi l'esistenza in un futuro incerto, nel quale l'assicurazione corrente, quella degli eserciti dotati o non di armi nucleari, potrebbe fare fiasco; è la per• versione teutonica, paramilitare, dl un'idea e una prassi che ovunque, altrove, hanno fini civili. « Io non sono un nazionalista estremo - ecco le parole del giovane - ma bisogna fare qualcosa che mostri ai nostri governanti che non siamo contro dl loro; perchè abbia successo, la non-violenza deve rispondere alle richieste e ai desideri del popolo tedesco, che vuol difendere il benessere raggiunto, che non vuole cambiamenti ecQnomico-sociali; questi successi possono esser meglio di– fesi con la non-violenza, che con gli eserciti della NATO». Cosa abbia intenzione 693
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