Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963
qiJesto gruppo che gode di redditi da 10 a 30 volte superiori alla media locale) e la minoranza europea da una parte, e le masse dall'altra, non esistono strut– ture intermedie autonome ed cfricienti: i sindacati, le chiese, le cooperative, le associazioni culturali o professionali, ecc. o non ci sono, o stanno solo sulla carta, o sOno semplici stmmenti nelle mani dei padroni indigeni e stranieri. E' perciò indispensabile, per tentar di evitare esplosioni di violenza ovunque in fer– mento, che i volontari della pace si occupino anche di creare, o consolidare, tali organizzazioni, secondo la fede e gli interessi di ciascuno. Le maggiori forze ideali - o ideomotori - che animano e uniscono i 260 milioni di africani dal Magreb alla Bechuania, da Zanzibar al Capo Verde sono queste: - l'anticolonialismo in senso attivo, perchè la liberazione del resto del conti– nente sia opera deg]i africani, come l'emancipazione dei lavoratori è il frutto delle lotte dei lavoratori stessi; per le masse di tutta l'Africa i capi che godono di una popolarità straordinaria, sono Lurnumba, Nasscr, e Ben Bella: cioè uomini che hanno dato prova di saper combattere seria– mente, e di danneggiare, le potenze coloniali; - l'uni1à di tutto il continente, sentita in modo irrazionale, immediato, dal popolo; sentita dai gbvernanti come una necessi1à di ritornare alla si1ua– zione anteriore allo smembramento territoriale, operato dagli europei in modo assurdo, ad esclusivo servizio dei loro interessi; - la coscienza di appartenere a una zona del mOndo sottosviluppata, unita alla rivendicazione di aiuti da parte delle potenze industriaHzzate: non beneficenza, ma risarcimento dei danni arrecati all'Africa, con i beni strap– pati alla quale gli europei si sono creati tanta parte della loro ricchezza. Di contro a tali forze coesive esistono i seguenti fattori di tensione e di di– sgregaziQne: - Tensioni e lotte intertribali nel Kenia, nella Guinea-Bissau, nel Congo; ma in via di sparizione, sempre che le potenze coloniali non le fom~ntino ar– tificialmente. - Tensioni interraziali, presenti solo nell'estremo nord (l'antisemitismo nei paesi arabi) e nell'estremo sud (razzismo nel Sudafrica); allrovc inesisten– ti, specie nei confronti dei bianchi. - Tensioni intcrlinguali. I capi di stato sono inclini ad adottare come mezzi di comunicazione interafricana lingue già diffuse, valide sul piano politico e culturale: francese, inglese, arabo (come nella conferenza di Addis Abe– ba). Una missione esperantista sta girando il continente per cercare di convincerli ad adottare l'esperanto: mczzQ di comunicazione internazionale già positivamente sperimentato, privo di carica nazionalistica come le tre lingue suddette; idoneo ad esprimere con facilità idee e fatti nuovi; e che - senza pregiudizio per le varie lingue materne - consentirebbe un enor– me risparmio di tempo e di denaro nelle campagne di alfabetizzazione in 689
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy