Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

Porli direttamente nelle campagne, dovè Vive 1'85·per cento della popolazione, per il 95 per cento analfabeta. Analfabeta in senso assoluto, cioè uommi ai quali non basta dire di mettere i buoi d~1van1iall'aratro ma: bisogna mostrarlo ripe– tutamente, minuziosamente e cOmpicrc l'azione insieme a loro tante volte sinchè ~appiano farlo da soli: ciò in tulli i principtlli campi della vita economica, socia– le, culturale. Gli europei - impostando il progresso dell'Africa a modo loro, cioè sulla base ciel potere, del profitto, e della dcmocraz.ia indiretta, rappresentativa di in– teres~i e di individui, più che di iclec1lie di gruppi sociali - hanno creato più problemi di quanti non ne abbiano mai risolti, neppure a ca,;a loro; sema natu– ralmente neppur pensare cli studiare una soluzione ai problemi sociali, economi– ci, igienici che già preesistevano. Così è nata l'industrializzazione, il lavoro di ti– po operaio, l'inurbamento, la disoccupazone, ecc. Mediante la produzione indu– '>triale gli europei hanno promesso - e vergognosamente continuano a promet– tere - liberazione dalla fo1ica, aumento del tempo libero, maggior numero di beni alla portata di tutti; ma i risultati sono spaventosamente deludenti: nelle i.:ittà anche l'africano, come l'europeo, pur lavorando e producendo di più, ha sempre fretta, non ha pili il tempo eta dedicare ai suoi, che aveva al villaggio; è divenuto un proletariato, mentre prima era un membro della società; ha meno sicurezza, meno beni, meno aria, meno terra di prima. rn molti villaggi dell'Africa occidentale ogni adulto - oltre alle normali pre– !)tazioni per la collettività - riesce a produrre, in un mese di lavoro 1ranquillo, un oggetto dell'artigianato tradizionale (un 1appeto, una veste, un arazzo): fila, tesse, ricama, compone, rifinisce e - senza essere nè affamalo, nè disoccupato, nè affannato (e nemmeno Potrebbe classificarsi sotto-occupato, se fosse retri– buito, lui o il villaggio, in misura più vicina al valore del prodbllo} - costruisce un oggetto bello, che può durare degli anni. Ma se la stessa persona va in una fabbrica a produrre - nominalmente - gli stessi articoli e a guad.lgnare - in– dividualmente - di più, in realtà peggiora e la sua posizione e il prodotto: deve pagare tutto ciò che consuma e gli articoli, che ora produce in serie, sono brutti, cari, di molto minore durata. Come è artificiale, il problema della disoccupazione, così quello del commer– cio estero: i nuovi stati fanno debiti per acquistare le macchine e gli impianti necessari a una industrializzazione di tipo occidentale, più dannosa che benefica al paese; mentre una impostazione più sana dello sviluppo economico, l'espqr– tazione di manufatti, non soltanto di materie prime di scarso pregio e peggio pagate, e l'importazione di poche altre materie prime, assieme ad utensili, stru• menti, a11rczzi d'uso individuale, ridurrebbe il disavanzo della bilancia dei pa– gamenti con l'estero a livelli sopportabili. Tutto sommato: non produzione di massa con le macchine, ma produzione di qualità e di durata, con le masse; primo obiettivo quello di ritornare ad una autosufficienza - ma evoluta - nel campo alimentare e dell'abbigliamento. Le autOrità lasciate dalle potenze coloniali - che hanno conccs!.O l'indipen– denza per salvare meglio i propri interessi - sono un piccolo gruppo legato ai vecchi padroni da una educazione di tipo occidentale e da vantaggi pratici; tra 688

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