Volontà - anno XVI - n.11 - novembre 1963

Pico della Mirandola CHI, COME ME, ha avuto la ven- tura di andare per la prima vol– ta a La Mirandola una quarantina d'an– ni fa servendosi della ferrovia princi– pale, non appena scendeva alla stazio– ne di Cividale restava sorpreso di due cose: dell'aperta campagna in cui si trovava con la conseguente mancanza assoluta di qualche cosa che avesse la parvenza di una città; e di una specie di vecchio tranvai trainato da due ca– valli che era lì ad aspettarti su uno stradone pieno di polvere e che ti ca– ricava per portarti in città. Subito ti domondavi, con una punta d'ironia ma– liziosa, dov'eri andato a finire ... e, in– tanto che il tranvai cominciava, lento, a cigolare, ti abbandonavi alle rifles– sioni del momento, dando uno sguardo alla campagna circostante e ai grup– petti di case che ogni tanto oltrepas– savi. Ma non per molto tempo ... Fatti pochi chilometri, il tranvai si inoltrava in un corto viale, ombrato da grandi e vecchi platani, e avevi davanti a te qual– cosa che rassomigliava enormemente a un grande scenario teatrale: una lun– ga piazza piena di luce in forma di pal– coscenico e un palazzo ad arcate di ca– rattere rinascimentale come sfondo. Il contrasto e la sorpresa erano più che piacevoli; e questo piacere aumentava a mano a mano che inoltrandoti sul... palcoscenico potevi notare sulla tua de– stra un vecchio castello del XV secolo piuttosto malandato, ai due lati, delle case irregolari di carattere vecchio, in fondo, a destra, un gran bel palazzo, di fianco a quello che ti si era mostra– to di prospetto poco prima come sfon– do, e dello stesso stile. Questa grande piazza è in gran parte La Mirandola, c anche se oggi non è più il tranvai con i cavalli che dalla stazione ti ci porta; se il vecchio ca– stello è stato rimaneggiato, a scopo di pubblica utilità, e rovinato sotto l'a– spetto artistico, e se il teatro di carat– tere moderno la deturpa un po', tutta– via rimane nell'insieme ancora assai piacevole. Jn questa piazza si svolge la parte più attiva della vita cittadina: co– mizi, concerti, feste, mercati, trasporti e processioni ... E' in questa città, storicamente cele– bre, fra l'altro, per l'assedio e la sca– lata del battagliero Papa Giulio II nel 1510, che Giovanni Pico nacque il 24 24 febbraio 1463, dopo due fratelli e due sorelle, ultimo figlio di Gianfran– cesco e di Giulia di Feltrino Bojardi. Sono ad oggi dunque trascorsi ben cinquecento anni. Fra la sua nascita e la sua morte non corrono che circa 32 anni, poichè morì a Firenze nel no– vembre 1494. Ebbene, se oggi, visitando questa cit– tadina, vi venisse in mente di fermare il primo uomo che, a caso, incontrate e di domandargli a bruciapelo chi fu questo Pico, non è improbabile che lo interrogato vi guarderebbe un po' sor– preso e, dopo un momento di esitazio– ne, vi risponderebbe: « Pico? Chi era Pico? Ma, egregio signore, Pico era quello che ... sapeva tutto!. .. •- Infatti fu « dottissimo fra i dotti, mi– racolo del secolo, Fenice degb Inge– gni ... ». Sono questi i titoli che gli fu– rono conferiti da vivente ed a noi non è giunto che l'ultimo, che li sintetiz– za tutti: Fenice degli Ingegni. Non ci sarà bisogno di dire che, come ogni città che ha dato i natali a qualche iJ- 637

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