Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963

ANTOLOGIA La guerra QUANDO PENSO solamente a questa parola, la guerra, mi sen– to spaventato, come se udissi parlare di stregoneria d'inquisizione, di una cosa lontana, finita, abbominevole, mostruosa, contro natura. Se ci si parla d'antropofagi noi sorridiamo orgogliosi, proclamando la nostra superiorità su questi selvaggi. Quali sono i selvaggi, i veri sel– vaggi? Quelli che si battono per mangiare i vinti o quelli che si batto– no per uccidere, nient'altro che per uccidere? I soldati sono destinati alla morte, come un branco di pecore che un beccaio conduce al macello. Essi cadranno in un piano, con la testa spaccata con un colpo di sciabola o il petto traversato da una palla, e sono giovani che potrebbero lavorare, produrre, essere utili. I loro pa– dri sono vecchi e poveri, le madri loro, che per venti anni, li hanno amati, adorati, come adorano le madri, sapranno fra sei mesi, forse fra un anno, che il loro figlio, il fanciullo, il gran fanciullo, allevato con tanta pena, con tanto denaro, con tanto amore, fu sepolto in un buco come un cane, dopo essere stato sventrato da un colpo di mitraglia, e calpestato schiacciato, messo in pezzi dalle cariche di cavalleria. Per– chè hanno ucciso suo figlio, il suo bel figlio, la sua sola speranza, il suo orgoglio, la sua vita? Ella non lo sa. Si; perché? La guerra! ... battersi!. .. uccidere! ... massacrare degli uomini!.. E noi abbiamo oggi, all'epoca nostra, con la nostra civiltà, quando la scienza è così estesa e quando si crede giunto il genio umano a un sì alto grado di filosofia, delle scuole dove si insegna ad uccidere, a uccide– re da lontano, con perfezione, molti uomini ad un tempo, a uccidere dei disgraziati innocenti, carichi di famiglia. E fa meraviglia che il popolo non si sollevi contro i governi. Che differenza v'è dunque fra le monarchie e le repubbliche? E fa meravi- 523

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