Volontà - anno XVI - n.7 - luglio 1963

Bisogna rendersi conto che ogni sforw (collettivo od autoritario) rivolto ad abolire la proprietà individuale è una modificazione dello stato giuridico del- 1 la condotta nei riguardi dei beni. Il rivoluzionario che pensa di sopprimere il Diritto a profitto dell'economia, si muove pertanto in piena sfera giuridica: ec– co le conseguenze e queste, sì che sono economiche. Constatata la nocività del– la formula della proprietà contenuta nel Codice civile (sia pure trasformata com'è attualmente), si spera di Far prevalere un'altra concezione più appropria– ta e più giusta, sia imponendola con la legge (sopravvivenza di una legalità so– cialista in URSS), sia diffondendola nella coscienza generale, sia servendosi di entrambi i modi. Quale concezione? Prendiamo la celebre formula: « La proprierà individuale dei beni di produzione è sostituita dalla pro– prie1à collettiva». Che cosa bisogna intendere per proprietà collettiva? E' la proprietà di Sta– to? La nazionalizzazione fatta da uno Stato non proletario non crea evidente– mente una proprietà collettiva. La nazionalizzazione fatta da uno Stato prole– tario non la crea se non nella misura in cui il proletariato controlla direttamen– te lo Stato e quindi la proprietà. Orbene, sino ad oggi non è avvenuto, come nel caso della nazionalizzazione riformistica, che un cambiamento di soggetto della proprietà assoluta (lo Stato-gruppo sociale al potere sostituisce l'individuo-pro– prietario) e non già un cambiamento della natura in proprietà veramente col– lettiva. Possiamo noi percepire che cos'è la proprietà collettiva? DIVISIONE DELLA PROPRIETA' Perchè non degeneri in una burla sofistica e perchè tutti gli individui non vengano spogliati in favore di un'astrazione ... statale che essi non controllano af– fatto, occorre dunque, in una maniera o nell'altra, far partecipare più direlta– mcnte il gruppo sociale alla proprietà allo scopo di ottenere una proprietà ve– ramente collettiva: ciò implica una massiccia partecipazione individuale (non intera evidentemente) ogni qual volta sia possibile. Un controllo ed una parte– cipazione a questa proprietà, da parte delle diverse collettività in tanto in quan– to « persone morali», cioè astratte, si appalesano necessari, in primo luogo per impedire eventuali tentativi di appropriazione individuale e poi per permettere la pianificazione e per evitare lo sbriciolamento che costituirebbe una nega• zione della proprietà collettiva. Noi sottolineiamo pertanto la necessità d'una divisione della proprietà. Per– chè? Perchè questa divisione sarà tanto più atomizzata quanto più esisteranno collettività di «taglia» differente (comune, cantoni, federazioni di comuni) (3). (3) Una certa proprietà del • comunJ • è qualche volta ammessa negli slall capilalistl, 399

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