Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

I FIGURE E ... FIGURI I i t 11otabile CONOSCO UN UOMO,al mio paese, che sovente, quando arriva in piazza, è seguito da un codazzo di gente e si tiene a spalla un vecchio prete. Men• tre c'è chi muore di fame, abita nei tuguri e si spegne anonimamente, talvolta, quando è affetto da mali di una certa gravità per i quali sarebbero necessari ricoveri in cliniche e almeno in ospedali civili, e cure specialistiche, lui costrui• sce un palazzo a più piani e- st:.cca assegni da 10.000.000.Questo individuo viene chiamato in Sicilia * il notabile », il quale è generalmente un uomo di destra che adopera un linguaggio di sinistra. Notabile significa anche avere lo zampino dappertutto: nelle cooperative, nelle cantine, nelle più grosse imprese commerciali del luogo, e muovere i fili di tanti uomini•marionetta nelle pubbliche amministrazioni come nel campo politico. Quest'uomo che frega il danaro agli altri nei modi più astuti e più loschi, e che vorrebbe che la gente lavorasse e stesse ai suoi piedi per fare omaggio alla sua faccia da squalo-forchettone, quest'uomo che altri non è che un canni• baie in panni civili, un antropofago ciel XX secolo, è ossequiato, riverito, temu– to, rispettato, adorato, mentre in realtà meriterebbe soltanto una condanna, to– to corde, di ogni persona socialmente cosciente e responsabile. Ti guarda dall'al– to in basso, è superbo, dicono anche che ha la testa dura come un mulo, che è cioè irremovibile nelle sue decisioni. Com'è bello fare il notabile sulJa pelle degli altri! Crede che questo stato di cose debba durare ancora per molto tempo, è convinto che la vita debba es• sere per lui sempre una cuccagna, senza sapere che i tempi mutano inesorabil• mente e per questo non d.obbiamo scomodare nessun mago. Mutano i tempi se gli uomini sanno preparare col loro esempio e con la loro azione l'avvento di u– na società migliore, di una esistenza più giusta, dove lo abbietto privilegio e Io sfmttamento sistematico dell'uomo sull'uomo abbia termine. Si credono eter– ni e ridono quando muore qualche povero che non aveva i mezzi per recarsi a Palermo nè tanto meno a Bologna o a Torino. Avesse avuto i soldi per sfamare i suoi figli mentre lui moriva e per non farsi eseguire il pignoramento in casa alla vigilia della lunga fuga nella liberazione. Oggi si parla con tanta insistenza di mafia, di questo fenomeno estrema~ mente negativo della vita meridionale e siciliana in particolare, ma come si può pretendere di rinnovare qualcosa se non si estirpa l'erba malefica, la gra– migna dei notabili, di questi superuomini che hanno in mano la sorte di inte– re famiglie, che ti fanno lavorare nel tentai ivo cli ottenere una contropartita, che credono in una sola filosofia: quella del do ut des. La mafia sono i notabili, sono essi la nuova élite della violenza, essi che violentano il cuore e l'anima de– gli altri, essi che vorrebbero fare degli uomini tanti manichini, degli scheletri privi di ogni liberlà di azione e movimento. ROLANDO CERTA 191

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