Volontà - anno XV- n.12 - dicembre 1962

re una valida barriera alla continua avanzala del comunismo. Forse vi è qualcosa di vero, se per il momento vogliamo essere freddi osservatori degli eventi dei quali sia– mo leslimoni. Resia 1u11avia da pre– cisare che i sistemi dillaloriali non sono fenomeni moderni: nella loro sostanza c nella loro dinamica sono antichi quanto il principio di auto• rità. Lo Stato, in <1uauto tale, è sem– pre un dittatore; e ciò che definiamo come democrazia, in ultima analisi, è una s1>ecie di distensione del po– tere statale. Certamente alquanto pii1 sopportabile del polere accentrato in poche 1uani o da una esclusiva vo– lontà; anzi, abbastanza razionale quando tale distensione raggiunge una notevole amplitudinc e quando è poggiala su di un popolo istruito e sorretto eia buone condizioni eco• nomichc. Ma, anche nei migliori esempi - che d'altronde sono pochi nel mondo - la condizione demo• cratica non rappresenta una garanzia assoluta di Cronte al pericolo fasci– sta. Oggigiorno, il fenomeno più ti– pico ci è offerto dalla Francia, ove lo spettro della ditlatura non lo si può considerare una gratuita fanta– sia. Perciò se la dittatura, in quanto costante e dura pressione del princi– pio d'autorità, non è cosa nuova, e il fatto che 1alvolla anche dal suo seno possono sorgere evidenti forme di progresso o comunque particolari miglioramenti sociali, tutto questo, come spesso abbiamo ripetuto, di– pende pure dall'urto, sempre più crescente, delle energie del lavoro e dcll'inteligenza, le quali, in fondo, non sono monopolio di nessuna ideo– logia politica; e, d'altro canto, dal formarsi di una classe tecnica che tende sempre più a rendersi indipen- dente, o almeno a sottrarsi alquanto dalla pressione politica dello Stato. D'altronde, autentici valori di pro• gresso sono sorti in ogni epoca, cioè sotto diyature in un certo scuso pcg• giori di quelle moderne. Vi furono geni del passato che ebbero contro di loro addirittura tutto il mondo. Sotto un aspetto filosofico, si potreb– be pensare che l'umanità sia sempre stata sospinta da due possenti forze, ma di segno contrario: una negativa, di distruzione e d'irrazionale domi• nio; l'altra positiva, di ,,ero progres• so e di prodigiose possibilità rico– s1n111ive. Solo che ancora non si è intravvista una razionale e definitiva via d'uscita. Nel campo di chi medita seria– mcnle sulle sorti umane, esistono pessimisti integrali, convinti che, col prossimo millennio, inizierà un nuo• vo e pili fosco medioevo, o addirit• tura la decadenza definitiva di tutta la razza umana; ed esistono ottimisti ad ogni costo ( pur non essendo ideo• logicamente alleati con le classi do• minanti), convinti invece che le forze di recupero sono pressochè indistrut• tibili o illimilate, anche attraverso alle più orrende distruzioni; e che la vera fine dell'umanità è ancora molto lontana nel tempo. Ma, quand'anche avessero ragione gli ottimisti, troviamo sempre su1>cr• lativnmente sciocco che l'umanità in– tenda procedere costantemente at– traverso paurose alternative, anche se effettivamente vi saranno sempre forze per recuperare tutto quello che è stato barbaramente e stupidamente distrutto. Una fredda analisi non dovrebbe partecipare nè per gli ottimisti, nè per i pessimisti. Che le classi domi- 691

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