Volontà - anno XV- n.10 - ottobre 1962
roccia che, con cstrcrna facilità, si !pace. e 11i!gretola sollo il morso degli agenti al.mo – sfcrici. Es:!a ricorda gli scisli argiJIO!.idello Appct1nino e come <1ues1ipresso a J)OCO si comporla. li suo sfasciume si polverizza sotto la sferza del caldo sole meridionale e l'im• peto delle piogge sciroccali lo discioglie in cirenea mola, sulla 11uale, una ,,olla radunala uegli ah·ci, i grossi rollami sch·olano a valle aparpagliandosi. La corrosione, che la ripidità dei versanti au.ì <1uali le acque precipitano, percl1è non più fret1atc tlalla vegeta:io11e, [aeilila cnor• rncmente, !\·entra, svuota la montagna in lutle le direzioni. Ne clerivano scoscendi• mc11ti laterali jmponent.i, che in Calabria sbarr:1110a \'CIie qualche torrente secondario, le cui acque, non ll\'Cndo forza di vincere l'cstacolo, ri.stngnano. Sono questi stagni che ne:ino, come già aV\·enne presso Tcrrati nel• la fiurnara di Aiello, anche a notevole di– stanza ed a molla ahczza tlal litorale, 11laghe mnlarichc, che costringo110 nd un triste esodo le popolazioni di interi villaggi. Purtrcppo la fillade - questo fragile roc• eia - non manca a nessm1a dcUe quattro !ezioni in cui si vuol dividere dai geografi l',Appe1111inoCalnbresc. l\fa 11011solo la fillade. anche i grtmiti, gli gnci.,s ed altri scisti cristallini danno in Calnbria attivo contributo ai torrenti. E' in c.ssi molta allivo e diffuso anche quel parlicolare degrndamcnto fisico-chimico delle roccie cristalline detto caolinizzazione, il (1ualc spiega la toHcnzinlità ·cli cerli fiumi, del Mocoone, per esempio, e del suo amuen– te Calamo presso Acri nella Sila Greca, t·he ancora minacciano con frnne il paese di Pad.ia, di cui già molte case crollarouo nel 1894. Anche le roccie cristaUinc dell'Aspromonte sono nlteratc cd alterabili: esse costituisconc, come nel bacino deUn fiumara Aposeipo, ampie :,.onc in completo afacelc, dove frane e torrenti devastano le terre e sono umi continua minaccia per gli abitanti. L'Apo- 570 scipo, una lunga e tortuO!a vnllala che C il suo grande magazzino di riforuimcnto, forma l'immenso ghiaclc sabbioso, melmoso, malarico della fiumara La Verde, largo qua• si un chilometro, lungo quasi otto, terminato a mare da una regicne che 1Mirlaun nome cnrnllcristico: il Pantano Grande. Ecco dunque, cosi, uno schizzo della spa• ,·entos:a torrcnzialità ,!ella bello e S\·cnturat■ terra calabra. Qualche ~ si è g.ià fat10 per essa, ma mclt.ìssimo ancora si deve fore per ,·incerc il terribile male che la crivcll11 di piaghe e disperde gli incalcolabili tesori idraulici, che la sua privilegiala situazione geografica le conferiscono. Se ritornaS!lc sci• vcsa, come secoli nJdictro, racccglicrebbe nelle conche dei suoi ahipiani, S<lltole chic,– llle delle pinete rinnovcllate, e dispenserebbe pci, in veue pere11ni, all'agricohurn cd alle induSlric sorte sugli ubertosi colli e suJI~ ridenti marine rese non più deserte dalla malaria, quelle acque che ora, sbrigliate, la rodono a morte JJ. Non ho potuto resistere allo tentazione di citare per intero 11ucsto testo che, anche se veet:hio fol'i!lc di mezzo secolo, nppare - eccello per la malaria - come ben 1\ltunle e preciso. Citiamo ancora una volto il La Cava: « Ma so1>rat111to è per il danno che sulle condizicni climatiche e gcloogiche ha arre, calo il !aglio dislrullivo dei boschi, che la perdita risulta disastrosa per In Calabria. Oggi anche le provincie di Catanzaro e di Cosenza si l11ruc11tano ,!elfo insufficienza delle piogge sui loro seminali, in una misura che prima non concs~vnno, e la tragedia dell'i11sicurczza del rnccolto tormenta u11'in- 1111mcrcvolepopolazione. Non si ,•h•e di sole erbe e di olio, e In ncet:ssità della colturn dei cercali e dei legumi, almcnc allo stadio attuale dcU'economin mondiale e della I)(lli• tica di dislribuzionc dei ,·ivcri, si im1>0ne anche per la Calabria che ha dn sfo111are colle sole sue risorse i suoi figli. Le preghiere e le processioni non bastano
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