Volontà - anno XV- n.8-9- agosto-settembre 1962

del totale - era di proprietà privala e a condu.:ione privato. Più in parti– colare, possesso e gestione della terra, sono oggi suddivisi pressapoco come segue: a) Il settore pubblico, fonnalo da aziende dà stato, da imprese di– pendenli da istituti agricoli, scuole, ecc., copre 800-900 mila ettari, pari a un 8% della superficie agricola totale e occupa 60-80 mila lavoratori. Le aziende propriamente statali, circa ottocentoottanta, sono di media e grande ampiezza, raggiungendo talune, come nella Voivodina, la regione più fer– tiJe dell'intera Jugoslavia, i tremila, quatlromila ettari. b) Il settore cooperativo si estende su altri 800-900 mila eltari, e comprende numerosissimi tipi di gestione cooperativa; dalle cooperative di lavoro, che ànno messo - o conservato - insieme l'intera conduzione della terra, a quelle che ànno uni6cato soltanto gli acquisti, o le vendite, o J1affitto delle macchine agricole, o alcune diverse attività e altre no. Complessivamente le cooperath•e di 18\'oro dovrebbero essere circa seicento, ed abbracciare 70-80 mila membri. e) Il settore privato occupa 8,5 • 8,6 milioni di ettari di superficie agricola e comprende circa due milioni di aziende; la media risulta quindi intorno a quattro ettari ciascuna; ma tutte sono, per legge, inleriori ai dieci ettari ( quindici in terreni molto poveri); e un terzo di essa non arriva nemmeno ai due ettari. I pre:zi per ettaro variano molto: da 30 a 80 mila dinari in Slovenia, dove l'offerta è alta, per la relativa facilità d.i trovare una sistemazione u.rbana, a 300.000 • 1.000.000 d.i dinari a sud della Sava e del Danubio, per terreni di peggiore qualità, ma appartenenti a i:one dove la richiesta di manodopera industriale è ancora scarsa. Secondo una recente inchiesta, aUa fine della scuola primaria ottennale, il 92% dei giovani di famiglia contadina in Islovenia, 1'85% in Croazia, 1'80% in Serbia, non vorreb• bero continuare il mestiere dei padri. Su 12-13 milioni di residenti in campagna, ben quattro milioni non si occupano di lavorare la terra,: sono artigiani, commercianti, impiegati di enti locali, o persone viventi a ca• rieo di lavoratori deUa terra; siechè questi uhimi, in tutto circa otto mi• lioni, rappresentano ora il 42% 1 della popolazione totale della jugoslavia, contro il 75% prima deUa guerra. Pare d'uopo, a questo punto, ricordare brevemente le principali tappe del mutamento socio-economico della agricoltura jugoslavo dall'anteguerra ad oggi. Nel 1939 il 68% delle aziende agricole coprivano meno di. cinque Cli.ari ciascuna; un decimo della popolazione agricola non possedeva terra; cinque milioni di jugoslavi, eu quindici milioni in tutto, costituivano la soprapopolazione agricola (una delle peggiori situazioni in 1u11aEuropa); l'atlrezzatura era mdimentalc, l'indebitamento endemico. La prima riforma fondiaria, nell'agosto del 1945, limitava la proprietà a 25-35 ettari, espro• priava le chiese, e i tedeschi delta Voivodina, ma toccava sohanto 11.000 famiglie jugoslave, cioè lo 0,5% del totale; mentre 316.000 famiglie bene– ficiavano del milione e mezzo di etlari confiscati. La co11ettivizzazione - che inizialmente procedette molto a rilento: nella primavera del 1948 482

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