Volontà - anno XV- n.5 - maggio 1962

G. Berneri . L E A\'VEHSl'fÀ- e Giovanna Bcrncri ne ebbe ben più che Ja sua parie - non ne fecero una donna la111en1osao amara. Quando il movimento anarchico era in gioco, ella fu sempre esplicita a proposito cli chi parlava e crilicava senza (ar nulla: a quesri, forse, può essere sem– brata indurire e severa. D'altra parte a noi sembrava che le avversità costituissero per lei una sfida, che aveva sempre accetlato positivamente. Se si dicesse che ella si serviva delle avversità per cercare forza io se slessa e svilupparla, si potrebbe erroneamente dare l'idea di persona che sfruttµs~e 1:a.\'.versità~ Una· persona sana non sfrutta le avversità, ma reagisc.e,: le' combatte. . . . "Chi perde un àrto, inconsciamente cerca di sviluppare le restanti facoltà per legge di compensazione, ma non potrà mai ·rimpiazzare la perdita, o cancellarla dai suoi pensieri, dai suoi intimi sentimenti ,1. (( Ricordiamo di aver pubblicato, alcuni mesi fa, in « Freedom » la lettera di un oppositore che ci sfidava a dare un elenco di nomi di anarchici che si fossero resi utili all'umanità, da contrapporre a un elenco che includeva i nomi molto noti di Schweitzer, Michael Scott, Gandhi. Non rispondemmo, in parte perchè avversiamo questo culto dei santi, delle personali1à, dei martiri. Ma intimamente ci chiedemmo se lo scherno ( perchè tale era) fosse giustificato.' E ci ricordiamo di aver concluso che non lo era: che i grossi titoli raramente riflettono il valore dell'indi, 1 iduo. Ma, sfrondati i titoli e dato atto dell'integrità, l'umanità e i molti scHizi resi al loro prossimo dalle J)ersone citate, molti nomi affiorano, e non uhimo quello dei .Berneri :· Camillo, I\·laria Luisa e Giovanna. Essi non hanno inventato la ruota, nè diviso l'atomo: erano genie semplice, ,•ittime di un mondo ingiusto, che però ebbero la forza di difendere la giustizia e di portare amore nelle loro relazioni umane. Ed è in questo loro modo di vivere che la lOro vita sia a modello, ed è così che in morte essi continuano a vivere, non già attraverso le citazioni o gli scritti di specialisti 1ti comunicazione di massa che, con lo stesso cinismo con cui le creano, sono sempre J>ronti ad uccidere ogni personalità, ma nei nostri cuori. Quando piangiamo la otorle di Giovanna Berncri non abLiamo bisogno dei 1i1oli giornalistici per consolarci. Sappiamo che, mentre scriviamo, a Londra, in Italia, in Francia, a Montevideo, come al Messico, a Montreal e a San Francisco, a Parigi e a Petaluma, a .New'ark e a New York, a Buenos Aires e a Los Angeles, a Caracas e a Tolosa, in Tunisia e a Bruxelles, a Ginevra e a Zurigo, a Amsterdam e a Cheltenham, molli sono quelli che dividono il nostro dolore e il nostro lutto, e per i quali il mondo si è impoverito con la sua morte ma si è arricchito della sua memoria». (f'reedom. 24 marzo 1962, Voi. 23, 11. 10 . Trad. C.:. P.) 258

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