Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962

CORRISPONDENZE Svizzera e emigrazione italiana Losanna, gen,wio 1962. T u T T 1, P E N so, hanno sentilo parlare della visita e dei discorsi - piì1 o meno elettorali~ che il minislro del lavoro italinno SUilo ha pronunciati, lo scorso mese, in Svizzera davanti a grnf)pi di lavoratori ita– liani. llaliano pure io e residente in Svizzera da quasi dicci anni, credo cli poter esprimere - al di fuori di ogni polemica - la mia opinione in merito e che <1uesta possa interessare i lettori. La Svizzera è, con la Francia ed il Belgio, uno dei tre paesi (( clas– sici>> dell'emigrazione italiana in Europa. Nel decennio 1948-1957 lianno lavorato in Svizzera 1.200.000 italiani e nel 1961 il numero degli cmi– granii dalla penisola è arrivato a 380.000, pari al 70% del totala dei la,•oralori stranieri in territorio elvelieo ( 535.000). Qnesle cihe sono del resto in coslanlc aumento. Se si escludono circa 100.000 italiani stagionali occupati nell'edilizia (anche come manovali, ma pure e so1)ratut10 come muralori e cnrpentieri), il resto de1l'cmigrazione italiana - un 30% della quale è rappresentato da donne - è formata io grande maggioranza <la lavoratori semi-qualifi– cati (metallurgia, industria tessile e abbigliamento) e non qualificati (asri– coltura, industria alberghiera e servizi casalinghi). Quali sono le condizioni di esistenza di questi emigranti? Sarebbe facile aggirare la domanda ripetendo quello che qualche giornale svizzero - non senza una certa logica - ha osservalo e cioè che l'aumento annuale del numero dei lavoratori italiani che vengono uelJa terra di Teli prova, nello stesso tempo, i limiti del « boom » economico italiano ed il vantaggio che gli emigranti trovano in Svizzera. La realtà è beninteso meno netta ed altri giornali hanno insistito sui lati negativi che pesano sull'emigrazione in genere e su quella italiana in particolare (il 17% di tedeschi, il 7% di austriaci cd il 3% di francesi sono - anche per delle pratiche ragioni linguistiche - meglio considerati, e lo stesso pnò dirsi della recente emigrazione spagnola, la quale, essendo sottoposla per evidenti ragioni di prestigio nazionale ad una severa sele– zione prima dell'espatrio, è in grado di « fare bella figura ». Così, la « Gazelte de Lausanne » (Il novembre 1961) scrive: (( Noi tutti che abbiamo visto gli italiani al lavoro nel nostro paese, possiamo dire ehe si è spesso lasciato ai transalpini cerli dei lavori più sporchi e più pericolosi, che gli svizzeri, rammolliti dall'aha congiuntura economica, rifiutano di più io più di compiere)>. E sulla« Tribune de Lausanne » (19 novembre 1961) si legge: (< La scarsità degli alloggi è ancor piì1 in<1uietante 187

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