Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962

lere; sicchè Stato e pauperismo so– no duo fenomeni inseparabili. Lo Stato non può tollerare le relazioni immediate tra uomo e uomo: deve intromettersi come mediatore, deve intervenire; esso separa l'uomo dal– l'uomo e s'interpone tra di loro co– me lo « Spirito Santo». Gli ope– rai che reclamano un aumento di salario sono trattatj da criminali quando tentano di ottenerlo con la forza nei confronti del paclronc. Che cosa debbono fare? Se non u– sassero la forza ritornerebbero a mani vuote; ma usare della propria /orza, ricorrere alla coercizione, è meltel'e in pi-atica (< l'aiutati da te stesso», cioè farsi valere, ricavare liberameu1e e realmente dalla pro– prietì, quanto essa vale, e queste cose lo Stato non 1>uòtollerare. li benessere individuale esige che lo Stato sia sostituito da una vita sociale poggiata su regole proprie di ciascuno. St.iruer chiama questa specie di vita sociale: ccL'Unione degli Egoisti ». Dopo essersi sbarazzati dello Sta– to, gli nomini dovranno stahilire la vita sociale; gl'inclividualisti lotte– ranno per l'unità personalmente vo– luta che nasce dnlla associazione. Il legame che riunisce gli uomini è il vantaggio che, in ogui momento, de– riva da <1ucstaunione: da essa voglio un aumento della mia forza P. la con– serverò sino a quando essa rappre– sentcr:, la mia [or,m mol1.iplicata. L'unione pertanto, è cosa diversa tlalln societf1 che il co1u1111ismovuo– le instaurare, perché, nell'unione tu apporti tutta la tua potenza, tutta la tua ricchezza e tu le fai valere, 1ncntrc, nella societì, 1t1 e la tua auivit;, siete utilizzati; nella prima tu vivi da egoista, nella seronda da 168 uomo, cioè religiosamente: tu lavo• ri. nella vigna del Signore; dcvi al– la societì, quanto hai, sci ohhligato eia doveri sociali. Nell'unione nulla devi: essa ti serve e tu la lasci sen– za scru1>oli <1uanclo non hai da trarre ulteriore vantaggio. Se la SO· cictà è pili di te, la farai passare avanti e le farai il servitore; l'asso– ciazione è la tua arma, che nguzza e moltiplica In tua forza naturale, La unione non esiste che per te e a causa tua, la l:iOcietà - al contra– rio Li reclama come suo bene cd. essa può esistere senza cli te, fo– somma, la societi1 è sncrn, mentre l'associazione è tua proprietì1, In so– ciell1 si serve di te mentre tu ti ser– vi dell'unione. La proprietà vive grazie al dirit– to e non ha altra garanzia che il di– rilto. Essa non è un fatto, ma mrn finzione, una idea. Non è e<per mc >1 che posseggo, ma « per il diriuo ». Proprietà, secondo il senso bor~– ghcse dell'eSprcssione, significa pro– prietà sacra, per modo che io debbo rispettare la tua proprietit. Ma la proprietà non è sacra. La proprietà uon è neppure utile al bcnef:scrc in– dividuale, perché questo esige che essa venga sostituita òa una distri– buzione di beni poggiata appunto sulle esigenze clel benessere indivi– duale. Ciascuno clcve avere ciò che è nel suo potere di prcudcre. ·I miei beni sono ciò che sono ca. pace di avere. Pertanto la proprietà non deve, nè può essere abolita: bisogna strap– parla ai fantasmi perchè diventi la mia proprictl1; s,•nnirà allora quel– la illusione secondo la quale io non sono autorizzato a prendere ciò di

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