Volontà - anno XIV- n.12 - dicembre 1961

Il grande nemico Credim110 111ift.., ripubblicare. qui sollu, 11nrte ,li q1umtu 1cri- 1•emmo si, Volonlà 11. 3, 15 aprile 1953, i,1 occasione della morie di Sta• li,1. Nel coro tlelfe i:oci di rimpianto, e di ommiro:iorie per il • &rande uomo• cl1e eru ,comparso, la noMra fu certame11te ,mu i:oce 1/om,ta, Ma è nollro destino euere ,le&li onlicipatori ,1ei 110,tri &iutli:i e nelle riostre crilicl,e e perciò. 11011 i• certo 1111 mo/ivo tli conforto. (lobbiamo IISfJCltare che il lempo e i fatti ,·i diano ra&io,ie. S TAUN, alfine, è morto. A Mosca il suo popolo ha sfilato in colonna per sedici, centinaia cli migliaia di persone, dicono, davanti alln salma. Ed in tutlo il mondo i suoi affini, i politici di mestiere tut– ti, si sono commossi: un irrefrena– bile moto di ammirazione li ha per– corsi ncll'altimo della morte cli un sì illustre statista. Perfino il Papa 1111 pregato 1>er lui. E trop1>a gente colta ha ripetuto, anch'essa ubbi– clienle senza saperlo: gli storici del futuro daranno su di lui un giudi– zio in verità, ma certo era gran– d'uomo. Noi, noi che ci teniamo risnluta– nu::nte fuori delle macchine 1>oliti– chc attuali, e non ci lega nè impac– cia alcuna omertì1, noi possiamo re– stare anche cli fronte a Stalin mor– lu abbasllmza distaccati per negar– gli la 11oslra ammirazione. E non pcrchè fosse nostro nemico: <'hè ai nostri nemici in fondo vogliamo be– ne, e più volte abbiamo mostrato nella storia lu nostra capaciti1 di lot– tare contro cli essi, ed anche di uc• ciclerli, senza odio. Ma pcrchè egli. V. ~talin. era un nemico dell'umano: uno della specie che risospinge gli uomini e donne verso i recinti deJla nostra remota storia cli bestie, e per 11uc:,ti noi parliamo nel cuore una insopprimibile te11sio11e negatin, C'he sorge dal profondo delln nostra umunità, che vale più rl'ogni giudi– zio di slorici uvvcnire. I.a folla reverente dì Mosca per Stalin è fe<1ui\•alcnle della folla re– verente di Buenos Aires per Evila Pi-rou. E gli omrniratori colli lii Sta– lin in tutto il mondo son lrn la gcn• le che ha sempre invidiato il suo grado <li successo politico, la sua ge– lida forza, quella t·he gli ha permes– so tli eliminare , ia \'ia tulti i con– correnti. fino A proporsi di divenire cd II divenire di fotto 1>adronc- as– !'Olu10 del suo pOJ>olo. Chi tra i po– litici. infalli, ancl1e quando parla• no di democrnzia, può negare che ta– le è il loro sogno comune, e <1uan– clo non vi riescono non è perchè non lo vogliono, nrn 1>roprio perchè non llt.' SODO capaci? Stalin giovane: ecco una pcr!'ona che nessuno e,,oca. e che a noi su• 677

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