Volontà - anno XIV- n.12 - dicembre 1961

di voler rifare gli slatuti dcll"A.1.T. secondo la traiclloria di una C.N.T. « new look ,i ponendo sul tavolo della votazione il suo milio,ie e m.ezzo di aderenr.,:. Quest'ultimo peccalo lo consumò un'altra delegazione della C.N,T. nel successivo congresso internazionale dell'agosto 1938. li rapporto che analizziamo con1ie11c delle confessioni. di impotenza che eommuovo110 per la loro profonda sincerità. Tuili comprendiamo per– fettamente che nel fondo della collaborazione vi è un concatenamento di situazioni che, tirando J'una all'altra, portarono la C.N.T. in una dram– matica posizione morale e materiale di impotenza. Credo che si tratti di un processo comune a tulle le grandi rivoJuzioni della storia. Lo stesso principio rivoluzionario uscirà malconcio da un'analisi processuale pro– fonda. Abbiamo già dello che la reazione psicologica che stiamo studiando fu, in compenso, profondamen1e umana per il genere degli osln.coJi interposti. Alla distanza di più di vent'anni credo che, trovandoci, ad ogni mo– mento, tli fronte alla tesi go\'ernati\'a non avremmo potulo dare ai pro– blemi posti altra soluzione di ricambio che il gesto stoico. Credo che vi sia una complicità inconfessata in molti militanti, nemici della colabo– razione, che gridavano il proprio malcontento ed allo stesso tempo lascia– vano Care. E, senza dubbio, erano anche sinceri alla loro maniera, sinceri nell'irnpotenza. \!on potcv,mo offrire alcuna soluzione che potesse salvare tante cose preziose come il trionfo delJa guerra contro il fascismo, la marcia verso Ja l'lvoJuzione, la fedeltà integrale alle idee e la conservazione della propria vita. Ed in seguito ad un potere taumaturgico o soprannaturale, questi uomini si consolavano aggrappandosi alla bandiera dei principi. Fra questi uomini, pochi o molti, vi erano quelli il cui stoicismo non può essere preso alla leggera. Per essi l'unica soluzione consisteva nel la– sciare un'impronta indelebile, senza compromettere il futuro dell'organiz– zazione. Le esperienze rivoluzionarie cli tipo costruttivo: collettivizzazioni, creazioni artistiche e culturali, esempi di vita libera e di solidarietà, sono il tipo di impronta indelebile capace di sopravvivere alla più feroce conlro• rivoluzione. Non compromettere il futuro attuando positivamente significa mantenersi fuori dagli intrighi, evitare la complicità controrivoluzionaria in seno ai governi, preservare l'organizzazione che si ama e i suoi mili• tanti del vertice delle vanità governative o da quelle dei nuovi ricchi, evi– lare il contagio di un mondo di bassi appetiti considerando l'eterno do– mani, del tempo e deJlo spazio, in cui tulli dobbiamo essere giudicati per Je nostre opere e non per lo strepito tielle nostre capacitit più o meno ricche di sillogismi. In una rivoluzione bisogna distinguere due cose: l'opera costrulliva in campo morale cd in quello economico, la conseguenza nell'integrità incor• ruttibile e il destino della rivoluzione come fenomeno aneddotico. Non sem– pre si può cambiare, a proprio agio, il dcslino di una rivoluzione poli– tica che ha le sue leggi ferree di levante e cli ponente, dell'aurora, dello zenith e dell'occaso. Possiamo, però, far sì che permangano vive le vestigia edificanti sulle ceneri della rivoluzione non riuscita. Quesle vcstigiK rap• presentano, a volte, l'unica rivoluzione reale e possibile. 694

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