Volontà - anno XIV- n.11 - novembre 1961

tempo, è un episodio di tale ferocia che, anche a distanza di 17 anni, suscttli raccapriccio, orrore per gli assassini e piet.à per le viti.ime. Ma non. si può /cJre (J meno cli denunciare l'ipocrisia che c'è sempre i,i tali cerimonie. L 'eccid.io di Marzabotto appartiene alla storia della guerra partigiane,. Fu, ,wll'eslClte ciel 1944 che il Felclemaresciallo Kesserling resosi conto che le forze del movimento partigùrno costituivano un grave pericolo per la ritirnta delle sue /.r11ppe,decise che « la guerra contro le bande clovesse ve11irpo.Ha tauicomcnle sullo stesso ptm10 dello guerra al /ror1te ». Inco– minciò così quello lolta spietata contro i partigiarii e le popolazioni civili. che aiutavano alla cacciata dei tedeschi. E si ebbero le decimazioni, gli eccidi t.ra i quali quello di Aforzabotto /u uno dei più feroci. L'orrore e la condanna di tali stragi non rinumgono climinuiti se di, ciamo che debbono essere valutate nel quadro della guerrn di allora, che, coni.e tutt.e le guerre, ebbe il poterè.,di scatenare gli istinti piìt bell1tini e cli /f1.rcitocc,ire il /011dodelle barbarie e della ignominia. Molto a proposito E. Rossi, qualche anno fa, denunciando gli orrori di cui si macchiano tutti gli eserciti in guerra, così scriveva: « Nessun archiVio storico documenta le fucilazioni dei renitenti alla leva, degli obiettori cli coscienza, dei franchi tiratori; la decimazione dei reparti combattenti per atti di ribellione o per disobbedienza davanti al nemico, senza alcun accertamento delle responsabilità individuali; le senteuze di morte, decise ancor prima di iniziare i processi, per ristnbilire tra le tru1>pe la disciplina o per incutere un riverenziale timore nei paesi occupati; i morti di [ame nei campi di concentramento, i massacri dei prigionieri, le donne violentate, i villaggi distrutti per rappresaglia; le stragi degli innocenti, inevitabile seguito di tutte le guerre ». 1 ln/t1tti se le vittime cli Mar:.abotto sono mo.rii che parlano (per aclope– rarc un'espressio,ie di cui si è servito in quella cerimonia il ministro An– clreotti) esse ci aniruoniscono in questo mo,lo: « Vediamo qui presenti le forze armate che ,, intendono renderci un particolare omaggio", mo esse sono le eredi di quell'esercito che nel set• tembre 1943, con le sue diserzioni e le defezioni dei suoi copi, permise che l'esercito tedesco rimanesse ancora ll lungo sul nostro t.erritorio e vi perpe• trnsse quelle st,mgi cli irmocent,i tm le quali la nost.ra. Non fate i nomi dei nostri assassini perchè giustizia vorrebbe che ne /acesi.e tantissimi altri che si trovavano trn le file di tutti gli eserciti dello guerra cli allorn. Vediamo <Juipresenti, nello t.ribuna d'onore, i sindaci di CoventrJ' e cli Auboué, le due cimì che furono ra.-ic al ..molo dai bombardieri tedeschi, ma 11w11clmo i sirtdaci delle città di Norimberga, di Dres,la che subirono ltt stessa fOrt.e clelle prime per overa clei bom.bardieri. inglesi. E mancmw i rafJpresentanti di tanti villaggi e città dell'Abissinia, di quelli clell'Albani<i. e/ella Jugoslavia dove l<, morte e la dist.ru :ione furono portati e/agli 'aero• plttni e dai soldati iloliani-. E 110n vi accorgete ncP1mre dell'immenso vuoto che c'è in quella t,ribw1a! È un vuoto cosi.gmnde che solo i rappresentanti della città di flirosMma e di Nagast1ki potrebbero colmare. 1 E. Rossi, 11 l..11 "helln guerra,, l), Il Mondo, 15 no\•emhre 1955. 612

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