Volontà - anno XIV- n.6 - giugno 1961
i tecnici delle aziende agricole: i modelli mutano troppo spesso i pez– zi di ricambio sono rari e introvabi– li, appena un tipo di macchina ces• sa di essere prodotto; « ••• nel 1960 per quattro macchine, nei loro pri– mi mesi di vita, sono state spese 266 ore di riparazioni, affiuehè po• tessero funzionare regolarmente ... ». Per quanto riguarda l'edi/i:io od uso abita:ione, e quella destinata ai senizi pubblici (igiene, cultura, am– ministrazione, ecc.), il piano racco– manda la standardizzazione dei pro• getti. la cosi rnzione a mezzo parti pre[abbricate e la maggior somi– glianza possibile, per comodità e stile, a quelli delle città; in modo che la differenza fra vita cittadina e ,•ita di campagna tenda a scompa– rire. Così, in luogo di abitazioni uni– [amiliari isolate, consiglia di fab– bricare case con 8, 12, 16 alloggi ciascuna, che rompano il tradizio• nale individualismo contadino. S.lari, prezzi, consumi Nel 1959 il prodotto sociale lorclo, pari a 128 miliardi di marchi, era stato formato per: il 69% da im– prese stat~li, l'll % da cooperali ve, il 4% da imprese miste ( 1>rivate, ma con partecipuione statale), il 16% da privali o aziende private. Più specificatamente, il .settore pri– valo aveva contribuito all'economia nazionale nelle seguenti proporzio– ni: 1'84% della J>roduzionc artigia– nale ( edilizia esclusa), il 52% ~i queJla agricola ( oggi ridotto, presu– mibilmente, al 15-10%), il 20% del commercio, il 19% dell'edilizia, il 7% dei lras1>or1i, il 5% della J>rodu– zione industriale. Su 1m totale di 7 .820.000 lavora/ori ( operai più im– piegali, tecnici e dirigenti, esclusi i 360.000 apprendisti) il 60% era oc• cupato nelle aziende statali, l'll % nelle eoo1>erative 1 il 4% nelle im• prese miste, il 24% nelle aziende private; il 36% la\'orava nell'indu– stria, il 19% nell'agricoltura, il 16% nei settori estranei alla produzione di beni materiali ( amministrazione slalale e locale, insegnamento, difo– sa, servizi personali, sanità, attività artistiche, ccc.), 1'11 % nel commer• cio, il 7% nel settore elci trasporti e delle comunicazioni, il 6% nelle costruzioni ( costruzioni industriali ed edilizia), il 5% nelle imprese ar• tigianali di produzione (escluse <1uelle operanti nell'edilizia e nei servizi). Il 45% della forza occupala era rapp~esentato dalle donne, il cui contributo ai totali dei diversi set– tori era la seguente: 63% nel com– mercio, 61 % nelle at1ivi1à estranee a11a produzione di beni materiali, il 47% nell'agricoltura, il 40% nel– l'industria, il 35% nell'artigianato ( edilizia e servizi esclusi), il 32% nei trasporti e nelle comunicazioni, il 9% nelle costruzioni. L'ampiczu ~ella porteciva:ione femminile alla vila ,lel pae.se, non solo nel campo economico, è chiarita anche da que– ste cifre: oggi 850 sono le donne con la carica di sindaco, un letto del lotale dei giudici sono donne, 120.000 le attiviste del piano set– lcnnale; nelle scuole medie superio– ri a specializzazione professionale le allie,•e rappresentavano, nel '59, il 31 % delle scolaresca; nelle uni– versità e nelle nitre scuole superiori nè costituivano il 33%. L'introito medio mensile degli operai e degli impiegati dei sellori produtti\•i di beni materiali ( ap• prcndisti esclusi) - co1uprendente, 343
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