Volontà - anno XIII - n.11 - novembre 1960

l'organizzazione della classe operaia io partito politico per raggiungere la vittoria della Rivoluzione sociale? E' separabile la lotta economica dalla lotta politica? Il compito della classe operaia è davvero o soltanto la conquista del potere politico? Queste le più imponenti divergenze - di metodo e di idee - che si agitarono entro ed al di fuori dell'Internazionale e che, per consegucn. zialità di atteggiamenti, dovettero poi sfociare nella scissione, in due tron• coni, dell'Internazionale stessa. Vediamo come l'ultimo di questi dissensi venga, in quel tempo, manifestato dal Ca.fiero: « Ritenendo il capitale la sorgente di ogni privilegio, oppressione, impostura, ccc., ecc., e conve• nendo sulla necessità di ridonare il capitale alla collcuività, la questione sorge appunto sul modo come operare questo trasmutamento ... ed è quc• sto il punto sul quale la Conferenza di Londra ha avuto il gran torto di voler proclamare un sistema ufficiale. Gli autori del programma comunista tedesco ci dicono, su questo punto, che essi perverranno alla meta me– diante la conquista del potere politico da parie del proletariato; cioè mediante la costituzione di un nuovo Stato che, secondo quello che voi mi dite, pare dovrà essere abbastanza forte» ... « ... lo Stato, compiuta così la grande opera emancipatrice, verrebbe mano mano fondandosi in un nuovo Stato sui generis: Stato eco,wmico co,1-tutta la sua centraliz;:;a. zio,w unitaria e le sue armate industriali, massime agricole >>-.. « lo ho in orrore lo Stato al pari della Chiesa, come istituzioni trovate nel prh•i• lcgio, create da chi voleva assicurai-si l'esclusivo godimento del capitale. Il capitale è là, circondato dallo Stato, dalla Chiesa e da tutta la magna caterva d'istituzioui minori... >), « Tutti vogliono conquistare, o meglio. rivendicare il capitale alla collettività, cd all'uopo si propongono due modi diversi. Gli uni consigliano un colpo di mano sulla rocca principale - lo Stato - caduta la quale in potere dei nostri, la porta del capitale sarà aperta a tutti; mentrf' gli altri anisano di abbattere tutti insieme ogni ostacolo, e di impossessarsi collettivamente, di fatto, di quel capitale, che si vuole assicurare per sempre proprietà collettiva » (Lettera 12 giu• gno 1872 diretta a F. Engels). Ma esiste\'a altra divergenza sul cosiddetto principio di autorità. Qua• le significato e, quindi, quale reale portata attribuire al termine auto– rità? Cafìero, sempre nella lettera citata, scriveva: « autorità altro non è, per me, che l'estrinsecazione di una volontà estranea e contraria alla no• stra, che vie,w a in.contrarsi con la medesima». F. Engels. nel citato scritto italiano, così si esprimeva: « AUTORITÀ, nel senso della parola di cui si tratta, vuol dire: imposi;:;ione della volontà altrui alla nostra; autorità suppone, d'altra parte, !!ubordina;:;ione ». Se non sapessimo le conclusioni che Engels stesso successivamente trasse nello scritto che ci occupa, la defmizione, in sè e per sè, si po• trebbe tenere per buona, pur dovendo rilevare, in limine, che, mentre quella del Cafiero poneva l'accento sullo scontro delle due estrinsecazioni di volontà (quella dell'autorità e la nostra), l'Engels si affrettava a pre• 650

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