Volontà - anno XIII - n.10 - ottobre 1960

LETTERE DE I LETTORI [ Anarchico è il ~osiero ccc, ecc. Certuni non ammenono che ai pusi al torchio della riflc&&ionela •ituazione crea, ta dal ciarlataniamo di dc11ra e di 1ini– tln, dall'asaentei~mo delle ruaue e dalla nostra insufficienza, per meglio caaminare i risultati ot1cnu1i. Non l'amrueuono per– chè hanno paura di tirarne ddle conclusio– ni. p .. eferiscono l'ottimismo beato, &0gna– no la rinascita di un 1indacali1mo rivolu– •ionario e indipendente dai pu1iti, di la– vornc per una larga e proficua intesa.- ecc. Per costoro voler ,oll'crmani ad etaminue i punii oscuri è segno di llaneheua, di 16- ducia. Il guaio è, però, ~hc anche se 1i finge di ignorare quello che non va, llOJt per questo le cose vanno meglio. Il nostro movimcnlo è in crisi pcrchè pro– vato troppo duramente nella guerra di Spa– gna, pcrchè la 1opravvfrenza del franchi- 1mo impedisce che l' anarc.hi1mo 1p1gnolo po1sa riprendere la fona d1c aveva nel proprio paese. Certo, sono profondamente convinto che Bovio aveva ragione di dire che • anarchico è il pensiero e Teno l'a– narchia va la storia 11. Ma temo che noi non avremo il tempo di ,·edere instaurato nel mondo, non dico una forma dì convi• ,·e.nza sociale anarchica, ma una aocietà in cui ,iano cancellati il principio di autori• tà e tante fonne di superstj&ionc, di con• fonuismo .... G.M. Diane Mctnil, ottobre 1960 Certe i:eririJ ,ono co,i e/emenrari eh.e pan impouibile ci 1i• 3en1e che ,i tnfini o non tenerne conto. E1aminar« 1itutnioni, attii:ilò wolte, atteniamenti e po,Uioni presi, :tipifico voler rendert:i conto ,e non obbiamo commeui errori; ,e abbiamo im– piegato. del nostro meglio, capodtò, tem- po, danaro; ,e lavoriamo oderenti olio re-al– tà o H n'mMiamo ancorati o delle o,tra– :;ioni, ecc. ecc. Quindi 1iamo d'accordo co" le ri/le1Jioni di C. M. Non com:ordiomo, ina.•ece, con lui, 11ellasua cieca fiducia nello /amo,o /ra.Je di C. Botiio che continua (J(l esseN? ripetuto tra di noi, mentre ci pare (.scorulali::eremo, /or,e, molti) che non ab– bia neutut conlenuto po,itivo. CoMtdtiamo uno volt11Ionio il di%ionorio e vediamo che. la p(lrolo pensiero, cosi vi e defonita: • lo /acoltò di pen.,are, cioè l'attivilò psichico mediante la quale l'uomo acquista co.tcie.n– ~a di ,è e della realtà e/te egli considerg come esterna a ,è ,teuo. Proprio all'uo– mo, lo Ji6eN?n:io dagli altri eueri- vi– venti ... ». Il pensiero è in se Jte.uo un'astro%ione. e non può, quindi euere anarc/1ico e il suo estrin,ecar,i • la facoltà di pen.sore » è di~r,o dall'uno all'altro individuo e pur– troppo, con1tatiomo, che in pochissimi ~ Offorcl1ico. Se poi • pen.siero » si vuole in– tendere nel n10 compleuo, come e,pre,,. ,ione di lullo quanto l'uomo ha creolo, pen,ato, scoperto, anche in q~do ,eruo ci .sono molti dubbi ( basta pe.nsare, per div bilare anco,i pi,;, •&li .cieniioti atomici cl,e /1onno fornito a&liStatisti, armi poten• temente distrullrici). Ln ,torio, poi, è /atta dogli uomini. O– gnuno di noi concorre n formarlo i! quin• di euo è quello elle gli uomini tJOgliono che ,io. Perciò andrà ver,o l'11norchia,alo quando ci saranno gli uomini che lo fa. ranno comminare iA quel .seMo. Non ,a. rebbi! bene ameuere di citare que/Ja fr11- ,e di C. Bovio che oltre tutto può eut:re. contro.producente? Quanti mettono in. pace lo propri11 co,cienzo dicendo,i c/1e, anche ,e /anno poco o niente di lavoro 1ociole. il pensiero e lo ,torio ci daranno lo 10- cietà tmarcllica/ 633

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