Volontà - anno XIII - n.8-9 - agosto-settembre 1960

Diceva poc'anzi; « Figliuolo, mangerei uo pò di formaggio ». Beveva del vino; guardava felice il fumo di una sigaretta da poco, atretta fra le avide dita. Correva, telefonava, tesseva sogni dalla trama variopinta e gli splendeva in froute il segno che lo proclamava unico fra milioni. Cercalo fìnchè vuoi; non lo troverai. Non lo troverai qui, non nella Città del Capo, non nell'Asia profonda, nel passato non lo ritroverai, non nel ricco futuro: tutti potranno nascere: non lui. Mai pii1 s'accend'erà sul suo viso quel pallido strano sorriso. Povera nostra fortuna, mutevole, magica, troppo meschina per rifare tanto miracolo. Amici, ciò che dico somig]ia alla favola di quell'uomo lontano ... La vita improvvisa non pensò che lui, e noi raccontavamo: C'era una volta ... Poi rovinò su di lui la grave orrenda vòlta del cielo e ora diciamo piangendo: Non c'era ... Giace: Figura che tentò il bene, muta, diaccia statua di se stesso. Lagrima, verbo, nè farmaco lo desteranno. C'era una volta, chissà dove, c'era, nel mondo ... Des10ER10 KoszTOLANYI Conto di un poeta del Guatemala E se sarà così per mille anni ancora, io non potrò dire di si, se romperam10 la mia testu testarda, ancoro non potrò dire di sl se nessuno chiamerà il mio nome, io non potrò dire di sì, 563

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