Volontà - anno XIII - n.7 - luglio 1960

Una folta barba brizzolata e ricciuta cre5ceva sul suo viso macchiato dallo scoppi.o: se la lasciava crescere perchè non osava raclersi da solo, I.emendo di animazzarsi col rasoio. Gli auacclri, di solito, lo prendevano all' im– provviso. Col tem.po il mi.:Jeropastrano era sparito ed era swto sostituito da un giaccome di pa11no;al posto degli. scarponi con le fasce erano apparse delle scarpe di vitello. Anclre gli attacchi si erano fatti più rari. Lentamente, le tracce della guerra andavano scomparendo. E sempre più spesso Ivan Ka– simov pensava. al suo villaggio, al luogo dove era nato; di notte vedeva i fiori variopinti e il fiumicello cl,c scintillaoo c1lsole e i boschi immobili nella nebbia violetta. Nel villaggio viveva ancora urw zia, ultimo tromitc che poteva ripor– uulo ai luoghi natii. Ivan decise di andarla a trovlire. l,e sue ferie capita– vano in luglio, nella stagione migliore dell'anno; due settimane gli sareb– bero bastate comodamente per fare il viaggio e per fermarsi qualche giorno dalla zia. Per quell'epoca Ivan mise da parte un po' cli soldi e comprò dei regali. Lo divertiva immaginare lo stupore e le esclamazioni clella zia, la quale, ceru,m.cntc, non lo credeva più di questo mondo e dunc1ue non lo avrebbe riconosciuto subito; poi si sarebbe commosso e avrebbe pianto al rkordo della sorella, la madre cli lui. Pensò allo zio, alle cugine: cer– tamente erano già fidanzate. Jva,1,si sentiva il cuore leggero e allegramente agitato. · Dalla stazione al villaggio cli Clwrino ci sono cin,1ue chilometri: il pri1110 tratto di strada corre attraverso i prati; poi, dopo auer attrauersato una zona di macchia, si avvicina al bosco. Nel bosco è un eterno dormi– veglia. Le ombre si stendono fitte, una sull'altra, cadendo dai rami dalle molte zampe a forma di scova e dalle folte corone intrecciate. Gli uccelli, no.scosti nel fitto fogliame, cinguettano e fischiano chiamonclosi a vicemfo. Uscita dal bosco, la strada precipita in un piCC-Olo fosso; poi risale e corre fra i com.pi, per sboccare infine in una larga via di paese. Ivan canw1inava senza fretta, Respirava proforulam.ente, a.ssaporamlo l'aria natia clre scorreva com.e un ruscello uivificante nel suo petto magro. Osservava le cose a cui gli altri non badavano. Ogni tanto li /er mava e guardava incantato una goccia cli rugiadc1,che brillava come un diamante, nascosta nel seno cli rma fogliolina. In altri tempi anche se l'avesse notala avrebbe solamente sorriso, ora invece gli spuntava irnprovvisa una lacrima - le ferite a.veva110resi i suoi nervi più sensibili - e, per non scoppiare a piangere di tenerezza dinanzi a quel magnifico mondo, accendeva in fretta una sigaretta e ingoiava fumo amaro. Il villaggio non era oambiato. C'era soltanto c111alche ca3a nuova e le bewlle ai fiancl,i della 3trada erano cresciute e si ergevano alte con la loro corteccia screpolata. La zia lavorava nell'orlo. Un vecchio cane d,1l muso bri::::olato rin~ gl1iò pigramente un paio di volte, poi tacque, guarclando con aria interro. gativa Ivan Ka.simov che si era fermato al cancello. La zia si raddri::ò mostrando il suo viso tranquillo e, strizzando gli occhi miopi, doma,ulò: «Chi è? :o 467

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