Volontà - anno XIII - n.6 - giugno 1960

Ma guai a lasciarsi prendere nella scia dei ricordi. Non si sa più dove si andrà a finire. Il bombardamento di Ischia mi ri– corda un uomo che il danno, lui, lo ebbe reahnenle perchè vi lasciò la viLa. Si tratta dell'anarchico Gino Lucetù. Il tempo brucia i ricordi di avve• nimenti e di uomini e facciamo già tanta fatica, ed il più spesso senza riuscirvi, a seguire i fatti che acca– dono giorno per giorno. Nelle nuove generazioni nessuno sa chi era Gino Lucetti e probabilmente anche tra coloro che furono tcs1imoni del ven– tennio nero, pochi se ne ricordano. Gino Lucetti era stato uno degli auentatori di Mussolini; era arri– vato acl Ischia proprio lo stesso gior– no del bombardamcnLo, proveniente dall'ergastolo di S. Stefano, in attesa di un mezzo che gli permettesse di proseguire il suo viaggio fino ad A– venza-Carrara, la città dove era na– to e dove l'aspettavano in trepida cd impaziente attesa i familiari. Ironia e perfidia del destino! E– gli. aveva ollenuto la liberazione clal– l'ergastolo in seguito alla caduta dell'odioso regime fascista; era quel– lo il suo primo giorno di libertà, dopo 17 anni di dura galera. Al mo– mento del bombardamento egli si trovava nel parco, vicino al porto, e stava conversando (la sua prima conversazione di uomo libero!) con uno studente straniero che rimase anch'egli ucciso. Gino Lucctti era stato il terzo at– tentatore di Mussolini. Il primo era stato l'on. Zauiboni (4 novembre 1925), un attentato che era stato pre– parato sotto l'occhio vigile della po– lizia e scoperto innanzitempo ad o– pera del delatore Quaglia. Il modo come venne scoperto dct. te da pensare che fosse stato monta• to dalla stessa polizia, per ordine superiore, per poter compromettere persone che davano fastidio al regi– me. Infatti vi venne implicato il gen. Capello, che si era staccato dal fascismo dopo l'assassinio di Mat– teotti, che venne condannato assie• me all'on. Zaniboni, a 30 anni di reclusione. Il secondo attentato (7 aprile 1926) fu quello della signorina Gibson, ir. laudese, che sparò contro il duce un colpo di revolver che gli ferì il naso. Trattandosi di una cittadina stranie– ra si preferì farla passare da pazza e rinviarla al proprio paese. Ma il tentaLivo in cui l'at1entato1·e assume l'aspcuo di giustiziere è il terzo: quello di Gino Lueetti. Quest'anarchico portava nel suo carattere la forte impronta della sua terra del marmo e, quando le orde fal:iciste si misero all'opera per ba– stonare, uccidere e distruggere, egli rispose con la forza alhi violenza. Ma a 22 anni, troppo esposto ormai al– le rappresaglie fasciste (dei ('ento contro uno) si rifugia a Marsiglia, si mescola all'ambienle dei rifugiati politici che già si è formato in quel– la città del Mediterraneo; se ne stanca, però, ben presto. Troppe di– scussioni, troppe parole per uno che crede che « una bella azione conti mollo di più di mille libri scritti )), Ritorna al proprio paese e prende consistenza in lui un progetto di azione audace. Ma sopravviene l'as– sassinio Matteotti. Tutti aspettano che Mussolini se ne vada carico di vergogna e di disonore. La risposta [u quella del 3 gennaio 1925, del suo famigerato discorso in cui insultò l'opposizione e prese intera la re- 387

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